OFRA HAZA  "Shaday"
   (1988 )

Iniziarono i rappettari Eric B & Rakim, che nell'inverno precedente in "Paid in full", uno dei primi successi house-rap della storia, infilarono quello che alle orecchie ignoranti poteva sembrare un ululato, ma che in realtà era un antico canto ebraico. Si andò a cercare chi l'avesse recentemente interpretato, e si arrivò a lei. Bella, bellissima, nei suoi vestiti tradizionali, le venne costruito addosso un arrangiamento occidentale per andare a far da collana a "Im'nin alu", con la stessa operazione che, qualche mese prima, aveva portato al successo mondiale "Yeke yeke" a nome di Mori Kante. Magari non saranno stati contenti i puristi, ma era l'unico modo per rendere appetibile al di là degli amanti dell'esotico questo tipo di musica. Occhioni neri e movenze - pur copertissime - che facevano forse nascere interessi che andavano oltre il religioso, Ofra era già una star medioorientale, ma questo le aprì le porte del mondo. Bissato con "Galbi" e con un album che ben univa spiritualità e radiofonicità, divenne la portavoce del pacifismo nel basso Mediterraneo, lei che metteva d'accordo tutti parlando di pace ecumenica. L'avrebbero invitata a Sanremo, a vocalizzare una sua versione di "Oggi un Dio non ho" di Raf, lei che un Dio ce l'aveva. E che l'ha voluta con sè molto presto, perchè accanto agli angeli biondi voleva anche un'angioletta mora, la cui voce zittiva anche i fucili più cattivi. Curiosità: anche Madonna, recentemente, ha provato a campionare "Im'nin alu", facendo inveire i religiosi ebraici. Forse, non ha lo stesso stile. (Enrico Faggiano)