LILITH AND THE SINNERSAINTS  "The black lady and the sinner saints"
   (2008 )

Un anno fa vi parlammo con grande ammirazione di Lilith, "la Marianne Faithfull italiana", e del suo notevolissimo e.p. “I need somebody”. Ex leader dei Not Moving, Lilith, insieme ai suoni Sinner Saints, aveva in quel caso messo a segno un colpo davvero vincente: essendo quell’extended play una succosa anticipazione di questo nuovo disco, va da se’ che ci fosse grandissima attesa attorno a “The black lady and the sinner saints”. Ben riposta? Certo che sì. Ciò che già emergeva chiaramente nei brani di “I need somebody” (cioè un ottimo rock-blues d'autore, proposto con grande mestiere, grande amore e grande passione), viene, in questo disco, confermato ed addirittura amplificato, con l’aiuto di molti importanti musicisti che hanno composto brani inediti o aiutato, ognuno dando il meglio di se stesso, nell’interpretazione di classici. Hanno infatti prestato la loro opera personaggi del calibro di Tav Falco, Santo Niente, Julie's Haircut, François Regis Cambuzat, Giovanni Ferrario, Peluqueria Hernandez (recentemente usciti allo scoperto grazie allo spot tv della Nike), Paolo Apollo Negri (vecchia conoscenza di Lilith fin dai tempi dei Link Quartet) e Stefano Pibio Silva (proveniente da “The Temponauts”). Per non dimenticare una vecchia conoscenza targata Not Moving: Dome La Muerte (fautore del nuovo combo “Dome La Muerte and the Diggers”) che, in combutta con Lady Casanova e Maurizio Curadi (ex Birdmen of Alkatraz e Steeplejack), ha realizzato “Cousin Martino”, brano tra i migliori del lotto e molto in linea con i vecchi tempi nei quali Dome e Lilith si sbizzarrivano nei Not Moving. Il disco (il cui titolo è preso in prestito dal capolavoro di Charles Mingus “The Black Saint And The Sinner Lady”) è davvero superbo, ben suonato e splendidamente interpretato, e viene distribuito in doppia edizione, normale e limitata con doppio cd: il secondo contiene la ristampa del suddetto singolo, già totalmente esaurito. A dimostrazione che, quando c’è la qualità, e ancor di più l’originalità, si può ancora fare musica ed avere risultati tangibili. Copie vendute, per intenderci. In barba alla crisi del disco. (Andrea Rossi)