EXPERIMENT SOUND PROJECT  "The miracle in a stranger land"
   (2005 )

Non c'è dubbio: il mondo del metal e quello del progressive si avvicinano sempre più, fino quasi ad intersecarsi. Non è un processo nuovo: 20 anni fa chi vi scrive si sorprese non poco scovando i primi album dei Marillion ben impilati nello scaffale "metal" di in noto negozio di Bologna. Rimasi quasi esterrefatto da quel reperimento per me assolutamente innaturale. Ma mi servì, in effetti, perché solo allora, interrogandomi a riguardo di quella incomprensibile catalogazione, cominciai a notare come nelle note di alcuni brani della amatissima band di Fish (soprattutto nei primi 2 album) il limite tra progressive e metal poteva essere davvero flebile. A tratti quasi labile. Bene, da allora molta acqua è passata sotto i ponti, sia del progressive che del metal, e le cose non sono cambiate di molto: i fans dei due generi continuano (spesso) a guardarsi in cagnesco, ma siamo alle solite, il limite tra progressive e metal è sempre più flebile. Gli italianissimi Experiment Sound Project (sono infatti di Gubbio) arrivano a fagiolo, a... mescolare ancora di più le carte. Questo ottimo "The miracle in a stranger land", definito "metal" fin dalle note accompagnatorie, ha in effetti, più che altro, splendide aperture progressive, stile Dream Theater e, appunto, Marillion. Non che questo sia un limite, anzi, tutt'altro. Forse è, solamente, il momento di rinchiudere per sempre le etichette in un cassetto, ed arrendersi alla semplicità della musica: esiste quella buona e quella meno buona. Non c'è dubbio che gli Experiment Sound Project facciano parte della prima categoria, di quelli che la musica la fanno bene, sia in fase di scrittura che di interpretazione che di arrangiamento: e questi 50 minuti abbondanti, di magia ne regalano davvero senza parsimonia. Lasciamo, quindi, pazientemente scannarsi i fautori dell'uno e dell'altro genere. Noi abbiamo di meglio da fare. (Andrea Rossi)