THRESHOLD  "Psychedelicatessen"
   (1994 )

A mio parere i Threshold sono una delle migliori band uscite negli anni '90. La loro proposta non cambierà il corso della musica, questo è sicuro, ma quanti sono i gruppi che hanno mantenuto una vena compositiva apprezzabile per più di 5 dischi? Beh, gli inglesi sono sicuramente tra questi... senza contare il fatto che le loro canzoni sono riconoscibilissime dopo poche note, sintomo questo di una spiccata personalità. Rispetto al meraviglioso esordio si segnalano 2 cambi di formazione: quello del batterista, con Nick Harradence che prende il posto di Tony Grinham, e quello - ahimè!!! - del cantante, con Glynn Morgan che sostituisce Damian Wilson (che approderà ai Landmarq), autore di una prova eccellente su "Wounded Land". Pur continuando a preferire Wilson, sicuramente uno dei miei cantanti preferiti, bisogna riconoscere che Morgan non è niente male, e lo dimostrerà in futuro anche nei bravi Mindfeed. Il suo modo di cantare è più duro, più metal direi... Sicuramente non versatile come il predecessore, ma neppure limitante per le composizioni del gruppo. Lo stile non subisce troppe mutazioni, anche se c'è da segnalare un certo indurimento; la proposta si sposta verso un metal cadenzato e generalmente lento, con un abbondante uso di riff pesanti di chitarra. Le tastiere del bravo Richard West sono messe stranamente in disparte dopo l'ottima prova sul precedente album, ed è un peccato; quando è chiamato in causa il nostro dona sicuramente quel quid in più ai brani. E l'ascolto dell'unico brano da lui composto non fa che avvalorare questa tesi: i tre minuti e 4 secondi di "Under The Sun" sono sicuramente tra i momenti migliori del disco (e io posso solo immaginare come sarebbe stata questa ballad pianistica cantata da Damian Wilson...). Per il resto si viaggia su binari prettamente metal, molto heavy a tratti. Ben pochi sono i riferimenti al prog, genere al quale spesso sono stati accostati. Se sull'esordio tali accostamenti potevano avere una sua logica, qui mi sento di dire che l'album è molto metallico. Colpisce, in tal senso, la cattiveria di Morgan nella trascinante "Will To Give", o il riff metal al 100% di "Babylon Rising"... ma basta sentire anche l'inizio della conclusiva "Devoted": in definitiva bisogna dire che l'incedere pesante delle chitarre distorte di Karl Groom e Nick Midson è una costante per quasi tutta la durata del disco (in alcuni frangenti, come la parte finale di "He Is I Am", si rasenta il thrash!). "Innocent", con le sue bellissime atmosfere, è a mio parere il miglior brano del disco (è scritta da Morgan, che si dimostra così bravo anche come autore): l'arpeggio è molto efficace, sia quando è "da solo" che quando è accompagnato da una possente base chitarristica; molto bella la linea vocale. Sicuramente da citare anche "Devoted" (prima durissima ma caratterizzata in seguito da una parte piuttosto "sinfonica"), l'iniziale "Sunseeker" (veramente spezzacollo!!!) e "Into The Light", che però non si mantiene interessante per tutti i 10 minuti della sua durata. Bellissime, in quest'ultima, le parole del ritornello: "Motivate your mistery / I'm young enough to cry / Quantify your influence / I'm old enough to die / Signify your energy / I'm tired of asking why / Resolve your dichotomy / I am both truth and lies". Mi rimane difficile trovare dei gruppi di riferimento per questi Threshold (ho letto varie volte Dream Theater, ma preferisco soprassedere su tale affermazione... mah!!!). Io penso che piaceranno molto a chi apprezza gruppi come i Rainbow più epici o i Black Sabbath con Tony Martin, ma sono paragoni da prendere con le molle. I Threshold hanno una loro personalità, fanno metal potente, trascinante, a volte pomposo, senza disdegnare momenti più d'atmosfera. In conclusione: non si tratta certo del disco più bello dei Threshold, però "Psychedelicatessen" è sicuramente un disco di valore. Era difficile ripetere un capolavoro come "Wounded Land", ma Groom e soci sono riusciti a dargli un seguito più che dignitoso. (Massimiliano Dionigi - "Shapelesszine")