NOVECENTO  "Secret"
   (2008 )

Qui, più che del disco, è il caso di raccontare la loro storia. In soldoni, siamo nel 1984, quando questo quartetto in stile "We are family" (tre fratelli e la fidanzata, poi moglie, di uno dei tre) diventa uno dei successi dell'estate con "Movin' on". Perfetto stile pop, senza particolari concessioni alla dance, e senza nemmeno puntare poi tanto sull'indiscutibile bellezza della cantante, Dora Carofiglio. Ma non si riducono a fare per loro stessi, dato che il clan lavora anche dietro le quinte di molti progetti discotecari dell'epoca, Valerie Dore in primis, e andatevi a sentire chi c'era, dietro la voce di una certa Alba (poi Parietti) in un singolo del 1985, "Only music survives". Quel magic moment durò però l'arco di poche mensilità, dato che nell'inverno ciò che era di moda in estate era già diventato vecchio. E le loro quotazioni calarono a picco: dissero "colpa di Chernobyl", quando una loro partnership musicalcommerciale con uno yogurt venne battezzata dal disastro atomico del 1986 che rese i latticini alquanto inaffidabili. E vennero bocciati con perdite anche nel tentativo di italianizzarsi, quando la loro "Darei" non riuscì a farsi approvare per una presenza sanremese. A quel punto, decisero di cambiare radicalmente genere: ancora un po' di dance, così per mettere la mano fuori dalla finestra e sentire se fosse smesso di piovere, ma soprattutto tanto lavoro di studio, tante collaborazioni prestigiose, e un inserimento nel mondo del jazz. Ovvero, di quelle cose che ti fanno prendere gli applausi degli affezionati, ma che ai normali fruitori di musica pop fanno chiedere "ma esistono ancora?". Un vecchio zio dimenticato che abita chissà dove, e che nemmeno scende in città per i vari programmi di Meteore o di nostalgia. Poi, la calda quiete familiare viene scossa quando, davvero a sorpresa, un loro riaffacciarsi a sonorità più commerciali viene premiato dagli scaffali musicali di internet. E la loro "Cry", incurante del disinteresse dei media canonici, diventa roba da primo posto in classifica, nell'imbarazzo delle MTV et similia, che di mandarli in onda proprio non ne hanno voglia. Il passaparola fece più di qualsiasi apparizione a TRL, e l'interesse verso il marchio tornò caldo, così come l'attesa per questo album. Che, sia chiaro, non si distoglie dalle produzioni dei Novecento di questi anni, ovvero qualità, tranquillità, e strumentisti di prestigio. E che, certamente, non nasce con l'idea di scansare i Negramaro o la Pausini dalle top ten, per intenderci. Anche perchè le chitarre quasi in stile Evanescence di "Cry" e "Stop the time" non vengono ripercorse lungo la durata del disco, quasi a voler dire "potevamo stupirvi con effetti speciali, ma preferiamo restare quello che siamo" senza cercare facili abboccamenti con il mainstream. Bello riscoprirli, bello riascoltarli, e se l'effetto-sorpresa durerà poi lo spazio di qualche settimana, forse nemmeno a loro interesserà più di tanto. Resta una constatazione, da maschietto. La Dora era una meraviglia per gli occhi a 22 anni, lo e' anche a 46. Non sarà un giudizio particolarmente in tema con la musica, ma siamo uomini, non pezzi di legno. Perbacco. (Enrico Faggiano)