L'ALTROPARLANTE  "Tutti colpevoli"
   (2008 )

L’Altroparlante vuole essere un altoparlante alternativo, che lanci pietre nello stagno della nostra coscienza, per cominciare quantomeno a riflettere sul delirio quotidiano, sulle situazioni paradossali ormai diventate normalità, sulle corsie sempre più preferenziali per pochi e sempre più corsa ad ostacoli per la maggior parte dei cittadini. Non propone soluzioni ma forse la sensibilizzazione, la partecipazione civica, l’informazione, la presa di coscienza e l’autocritica anche di chi in buona fede si sente incolpevole: è già un primo passo. Dietro L’Altroparlante c’è Gino Magurno dei Vox Populi, autore/produttore napoletano che tra le varie esperienze ha lavorato come autore e arrangiatore con Edoardo Bennato. ''Tutti colpevoli'' è un concept-album, perché ogni canzone è un racconto di un unico libro, narrato con la crudezza, l’immediatezza e la passione con cui si partecipa alle discussioni nei vari blog, dai quali infatti sono stati tratti spunti e documentazione di molte delle canzoni dell’album. Si va da ''Siamo tutti Colpevoli'', che non assolve nessuno per “questa vergogna che in così poco tempo ha sporcato un passato di eroi, di storia, di artisti, di gloria”, a ''Canzone ad personam'', favoletta che racconta di “un uomo piccolino venuto dal nulla ma con grandi poteri, riusciva a realizzare tutti quanti i desideri, tutti quanti i sogni, però i suoi”, fino a ''Sputtanapoli'', brano già popolare sul web con oltre 30.000 download, che prende spunto dagli incidenti del 31 agosto in occasione della partita Roma-Napoli, usati ad arte da ”sciacalli travestiti da eroi che si riempiono la bocca di noi, conviene sputtanare Napoli per poi vendere miracoli”. ''Parlando con me stesso'' è invece un punto di domanda (“chi nasce tondo non diventa quadro? o è l’occasione che fa l’uomo ladro?”) sui comportamenti quotidiani e sulla difficoltà di essere coerenti di fronte ad ogni situazione. Poi si torna a Napoli con ''Quelli come te'' (“ma perché sei tifoso della Juve se sei di Napoli?”), dedicato a tutti coloro che remano contro la città, dagli amministratori truffaldini ai semplici cittadini che con gesti di inciviltà fanno “diventare grassi e grossi tipi come Bossi”. ''E’ tutto finto'' è una malinconica riflessione su quanta finzione ci sia in “tutto quello che ci gira intorno fin dal primo giorno”. Poi si continua con ''Lettera aperta'', dedicata a chi è “un’arma di distrazione di massa” e a chi è riuscito a “salire sul tempio dopo aver dato il cattivo esempio”, e con ''Malcostume mezzo gaudio'', “per politici corrotti e imprenditori corruttori” in una realtà dove “ormai tutto è normale”, per poi chiudere con ''Monologo interiore'', che è un viaggio nel “flusso dei pensieri che va verso l’infinito così velocemente che non ricordo più da dove sono partito” in stile James Joyce.