LEBOWSKI  "The best love songs of the love for the songs and the best"
   (2008 )

Il teatrino dei Lebowski si avvale delle migliori scenografie, quelle dai dintorni ossessivi, d'ironiche in noir e non-sense, il tutto fatto con una certa accortezza, tra intelligenti scelte in cantato, arrangiamenti pop, punk, slanci d'elettronica e incursioni in noise. La narrativa è delle migliori, mai invasiva ma ludicamente e piacevolmente imposta da quell'arrangiamento di concordate stratificazioni tra cantato (inglese, francese o italiano) e di variabili in sonorità. Certo, particolare di suadente e sostenuta vivace identità "The Best Love Songs Of The Love For The Songs And The Best" non manca d'attitudine, quella concessa alle scuole robot-dance dei Devo o alle atmosfere oniriche dei Blonde Redhead, passando per le storie in falsetti, i coretti e gli echi che danno forma al groove stravagante di "Casa Comenji", la chitarra, batteria e tastiera più o meno sintetiche di "Church of Fonz", i trucchetti in cabaret di "Zuber Buller" o le soluzioni in eccellente di "Alberigo Evaniscent". Del senno di poi, in conclusione al disco, la parola d'obbligo è creatività, rassicurante di scritture certo rare e d'innegabile fruibilità. (Sara Bracco)