MIKE OLDFIELD  "The millennium bell"
   (1999 )

Obiettivamente, la cosa era un po’ pretenziosa. Ma si era a fine millennio, e un po’ di suggestione ce la avevano tutti. Michelino nostro pensò quindi ad una specie di musical – concertone che ebbe luogo il 31 dicembre 1999 a Berlino – che raccontasse un po’ tutto quello che era successo dalla Natività in poi. La roba più trash possibile (“The millennium trash”?), e che era a mezza via tra l’idea geniale e la gigantesca boiata. In effetti, i detrattori dell’Oldfield ne avevano, di materiale, perché a volte si rischiava il bignamino delle banalità, come in “The Doge’s Palace”, riferita alla Repubblica di Venezia, che sembrava copiata pari pari dalle opere di Rondò Veneziano. Però la cosa non annoiava, partendo appunto da Betlemme (“Peace on Earth”, l’incipit) e passando dai canti Incas al ricordo delle caravelle colombiane, dalla tratta degli schiavi al romanticismo europeo, fino al Novecento con il proibizionismo, la seconda guerra mondiale finendo poi all’apartheid sudafricano. Rende meglio dal vivo – per cui cercare il dvd del concerto – anche perché certi incroci musical-storici non sono esattamente immediati, e comunque Oldfield poteva dire, a chi lo spernacchiava, che in fin dei conti non è che in tanti ci avessero pensato, ad una cosa simile. Almeno non erano campane tubolari, stavolta, per cui non poteva essere tacciato di iper-ripetitività: il problema era che, forse, era passato di moda (nei mesi successivi ci sarebbe stato il ri-boom di Carlos Santana, ridotto però ai trenini da festa condominiale per la sua “Corazon espinado”, per cui il mercato aveva già il suo chitarrista preferito) e non c’era modo di risollevarsi, almeno agli occhi dei critici. Ma merita un ascolto, se non altro per apprezzarne lo sforzo di fantasia. (Enrico Faggiano)