I TRENI ALL'ALBA  "2011 a.d."
   (2011 )

La prima cosa che mi viene da dire è: finalmente qualcuno che ha il coraggio di non cantare! La seconda rimane invece a mezz’aria, ammutolita dalla sbalorditiva introduzione space-folk dell’album: un misto di stupore e sorpresa per un genere non ben definibile, a cavallo tra folk, rock e psichedelia con un retrogusto quasi progressive. Un sovrapporsi di chitarre elettriche e acustiche, rimbombate da piano/tastiera e colpi sordi di rullante, questi sono gli ingredienti di ''2011 A.D.'', un bel colpo per la neonata etichetta torinese gestita da Dade, bassista dei Linea 77. Il disco procede però su una linea leggermente diversa dall’introduzione: segue un andamento a tratti etereo e ad altri enfatico, compatibilmente con le intenzioni di voler raccontare una ”apocalisse della quotidianità”, che a volte si adagia tuttavia su passi poco proficui o perlomeno di non facile ascolto. Si passa da brani calmi e sognatori che scivolano quasi nel pop a veri e propri assalti sonori a base di chitarre ritmiche. Funzionano bene le sonorità propriamente folk de ''Il demone'' e ''L’arte della guerra'', ma soprattutto quelle più cupe di ''L’apocalisse'' e ''Tempi moderni'', acme sonoro del disco. Il meglio arriva però con gli accenni più rock‘n’roll di ''Distrettotredici'' e ''Streghe'' (con vere e proprie punte di jazz): forse è solo la mia inguaribile sete di distorsione, o in realtà l’assenza di canto appiattisce un po’ troppo l’ascolto, che scorre placidamente fino alla fine senza intoppi né particolari momenti di spicco. Resta comunque un bel viaggio mentale verso la fine del mondo, ogni giorno a portata di orecchio. (Federico Pozzoni)