FRANCO BATTIATO  "Apriti Sesamo"
   (2012 )

Ma chi te lo fa fare, verrebbe da dire, caro Francuzzo? Ormai aperto a qualsiasi contaminazione artistica, dall’opera alla pittura, dalla politica (assessore siculo) al cinema, e a tour che mandano in visibilio i tifosi degli ultimi trent’anni: potresti vivere di rendita, eppure… Eppure la voglia di tornare ad un disco inedito, cinque anni dopo “Il vuoto”, rimane ancora intatta, così come la voglia di bastonare i costumi non sempre stabili dei propri connazionali, così come avviene fin dai Cinghiali del 1979. “Apriti sesamo” mischia, come sempre, riflessioni sul come si era e come si è diventati, con la nostalgia di chi anagraficamente parlando viaggia verso la settantina (lo si può dire senza problemi, tanto Battiato non ha mai negato la bellezza della, diciamo, terza età) e ogni tanto vorrebbe sedersi non tanto sul famoso tappeto meditativo degli anni arabi, quanto piuttosto su una poltrona di casa a rileggere mentalmente il proprio transito terrestre. Un po’ di religiosità, ricordando come anche i Vangeli parlassero di reincarnazione, e la tanta malinconia sull’umanità corrotta (“Viviamo in un mondo orribile”, racconta in “Passacaglia”) pur senza le specifiche invettive di “Inneres auge” di qualche anno fa. E’ come se ci fosse un continuo alternarsi tra speranza in un riscatto e la consapevolezza che l’uomo è questo, e che ormai più che lottare per cambiare le cose non si può far altro che limitarsi ad osservare e sperare nell’autodeterminazione dei cervelli. Musicalmente, vengono messe da parte le sperimentazioni rock e tante altre cose che hanno fatto parte dello sterminato bagaglio discografico del Nostro, navigando tra accenni classici, un po’ di elettronica e un’atmosfera, quindi, che riporta più ai “Caffè de la Paix” che non ai “Gommalacca”, per capirci. Creando quindi un tappeto uniforme, forse un po’ troppo (ma va bene lo stesso), dove non farsi distrarre da schitarrate o altro e lasciare che a parlare siano, appunto, le parole. Da ascoltare e riascoltare: a metterlo in sottofondo, magari facendo altro, non renderebbe niente, anzi. Ma se avete voglia di prendervi un’oretta scarsa (molto, come sempre Francuzzo, seguendo il dogma del “La Gioconda è minuscola, ma mica dalla quantità si giudica un’opera”) di distacco dal resto per dedicarvi ad “Apriti Sesamo”, magari il Sesamo si aprirà, con tutti i suoi forzieri dentro. (Enrico Faggiano)