REBIS  "Naufragati nel deserto"
   (2014 )

Brutta roba, la contaminazione. Che si tratti di esiti da materiale radioattivo, che si parli di cibi avvelenati, o scegliete voi di che altro, sta di fatto che non si tratta di certo di una accezione positiva. Altro è, invece, se la contaminazione è avvenuta in ambito musicale. Lì le cose cambiano in maniera radicale: perché, il più delle volte, ''contaminando'', appunto, due o più generi musicali, spesso apparentemente distantissimi, il risultato è curioso, interessante, a volte persino geniale. Andrea Megliola e Alessandra Ravizza, ottimi music maker (e, soprattutto, soggetti discretamente curiosi), hanno realizzato una splendida contaminazione tra musica araba e note tricolori. Mondi teoricamente lontanissimi, religiosamente, culturalmente, e pure musicalmente. Ma, dal momento che la convivenza è e dovrà essere, per forza di cose, il pane per il futuro del nostro pianeta, ecco che un esperimento come quello dei Rebis, splendidamente azzeccato dal punto di vista musicale (e anche testuale, visto che nel disco si alternano senza apparenti dicotomie italiano, siciliano, arabo, portoghese ed il francese delle colonie africane), rischia di divenire importante anche e soprattutto come esperimento culturale. Se andate su YouTube, e cercate il riuscito e divertente video di ''Naufragata nel deserto'' (primo singolo estratto dal ''quasi omonimo'' album), noterete che, a fianco del titolo in italiano, è riportato anche quello in idioma arabo (per la precisione ''رابيس - غريقة في الصحراء''), a mettere subito in chiaro che la musica che vi state apprestando ad ascoltare è, più che mai, multiculturale, multietnica ed anche multicentrica, traendo contemporaneamente origine da luoghi (geografici e dell'anima) completamente diversi. Non per niente, il termine ''rebis'' è una parola di derivazione latina (''res bina'') la cui radice è emblema dell’equilibrio e dell’unione degli opposti. Ma dal momento che, in fondo, di musica si tratta, tutto ciò ha senso solamente se questa ricerca, questa sperimentazione, dà vita ad un prodotto valido, apprezzabile ed orecchiabile. E' quindi il caso dei Rebis? Assolutamente sì. Gustatevi la sunnominata ''Naufragata nel deserto'', oppure la jazzata ''L'attesa'' (nella quale la voce di Alessandra Ravizza è decisamente splendida), la ritmata ''La notte di San Giovanni'' (forse il brano migliore in assoluto dell'intero lotto), o ancora la magnificamente poetica ''La neve e le rose'', e capirete che, se anche non dovesse importarvi nulla della contaminazione musicale, se ve ne fregasse meno di nulla di andare alla ricerca di un punto d'incontro musicale tra mondi vicini e lontani come il nostro e quello arabo, in ogni caso apprezzerete questo disco. Perché, semplicemente, è pieno zeppo di buona musica, di note suadenti, di idee vincenti a prescindere. Non è mica poco. (Andrea Rossi)