GLASS COSMOS  "Disguise of the species"
   (2014 )

“Disguise of the species” è il disco d'esordio dei Glass Cosmos, band formata da quattro amici (Francesco Bianchi, voce – Florian Hoxha, chitarra – Francesco Arciprete, basso e seconde voci – Matteo Belloli, batteria) che hanno iniziato a fare musica insieme nel 2011 dopo la fine di altre esperienze musicali. Il lavoro, disponibile dal 16 luglio in formato fisico sul sito e sul Bandcamp del gruppo e in digitale nei principali store, raccoglie undici tracce fra cui il primo singolo “Chrono” (http://youtu.be/GfRtE1AYxCI), che nei mesi scorsi si è guadagnato un'ottima visibilità in rete (oltre quattordicimila le visualizzazione su YouTube). I brani dell'album mescolano new wave e alternative rock, gravitando attorno al tema del tempo visto come un cuscinetto che media tra un sentimento forte appartenuto al passato e la presa di coscienza del presente, nel quale proprio il tempo trascorso dà la possibilità di avere una visione critica e lucida di quello che fu. Nel raccontare le loro vite di individui o il mondo intorno, i Glass Cosmos utilizzano una serie di citazioni più o meno popular, che vanno dal Cicerone del brano “O tempora, o mores” fino al Beckett di “Aspettando Godot” in “Last night I killed Godot”, passando per la ripresa di un celebre quadro di Renè Magritte (“L'illusione collettiva”, 1934) nella surreale copertina del disco. Quest'ultima si ricollega anche al titolo dell'intero lavoro, che nasce ancora una volta da una citazione: la “Disguise of the spieces”, cioè il camuffamento anziché l'evoluzione della specie di Darwin, è quella di molti gruppi attuali che rinunciano ad una loro personalità inseguendo invece i fenomeni del momento, proprio come la sirena “rovesciata” in copertina che vorrebbe essere un pesce ma invece non lo è. A ciò i Glass Cosmos oppongono la loro voglia di Essere piuttosto che appartenere, una volontà che si traduce in un sound mesmerico punto d'incontro delle due anime della band: la new wave e il post punk da una parte, tutto chitarre luminescenti e bassi poderosi, il rock e il glam rock dall'altra, che dà vita a ritmiche serrate e momenti molto dinamici. A cui si unisce un songwriting dalle linee melodiche emotivamente cariche e sempre coinvolgenti che fanno di “Disguise of the species” un disco sorprendente e evocativo.