NO ONE CARES  "Dirty"
   (2015 )

Con “Dirty” fa il suo esordio una giovane band pistoiese: i No One Cares. Pubblicato a Gennaio per Qua’Rock Records, il disco è una vera e propria boccata d’ossigeno per la scena nu metal italiana. Volendo azzardare un paragone, i No One Cares, dopo questo primo loro lavoro, stanno al nu metal come i Cosmetic allo shoegaze dopo “Conquiste”. Proprio come questi ultimi, infatti, i No One Cares hanno dato nuova linfa a un genere, in Italia, non troppo praticato. Approcciandosi a “Dirty”, è impossibile non notare lo scontro violento con sonorità incisive ed energiche: schiacciare il tasto “play” è come ritrovarsi catapultati fra il pubblico durante un concerto, mentre parte “Bored”, prima traccia. Con la chitarra che scandisce i secondi, un attimo dopo il grido “one, two, three, four”, iniziare ad essere sballottati di qua e di là. Perché sostanzialmente “Dirty” è proprio questo: una scarica d’adrenalina improvvisa. È nu metal, appunto. Le sonorità del metal dei No One Cares sono capaci di portare in dote anche elementi punk rock e hardcore, mentre il cantato s’arricchisce di parti rappate, quasi parlate in alcuni casi. Anche lo scream è ben inserito. Non c’è soluzione di continuità, non c’è tregua man mano che si prosegue, è un disco che vi farà fare su e giù con la testa dal primo all’ultimo secondo. L’impatto live di “Dirty” è inevitabilmente devastante. Loro sono giovani e incazzati, tecnicamente ci sanno fare. Tutto l’album è cantato in lingua inglese, eccezion fatta per “Niente da Perdere”, brano migliore dell’album, che si collega, per quanto riguarda il songwriting, al precedente (“No One Cares”, appunto) che è un po’ l’inno della giovane band pistoiese. Giusto per fugare ogni dubbio, “Dirty” è un esordio decisamente positivo. L’unica pecca, volendo essere anche piuttosto severi, sta nella non elevata varietà ritmica dei brani. Ma, comunque, i No One Cares ricordano i Rage Against The Machine: già questa è una gran cosa. (Piergiuseppe Lippolis)