POOH  "Tropico del nord"
   (1983 )

TROPICO DEL NORD è il diciannovesimo album dei Pooh e arriva senza problemi in vetta alle classifiche di vendita. E' il primo album della triade realizzata ai Caraibi, una specie di vacanza/lavoro per i Pooh (gli altri sono ALOHA e ASIA NON ASIA). In tutto quattro settimane di registrazione a Monserrat invece di otto come erano soliti impiegare per gli altri LP. Nella tenuta di George Martin, produttore dei Beatles, che mette a disposizione la sua villa con annessi studi di registrazione e musicisti. Inutile dire che come al solito i Pooh hanno fatto le cose in grande curando fino allo spasimo gli arrangiamenti e i suoni. Un disco che possiede una struttura musicale raffinata e competitiva, grazie all'uso dei vari strumenti elettronici come il Fairlight, prodigiosa macchina da suono che tutto può, o l'amplificatore Vox, un minicompressore per voci utilizzato anche dai Beatles. Dall'Italia si portano il tecnico del suono Maurizio Biancani e l'arrangiatore di sempre, Franco Monaldi. C'è poi la novità del CD. Nasce già digitale ed è il primo album dei Pooh che ha il supporto laser. Il costo del CD all'epoca era di 25 mila lire (non lamentiamoci troppo dei costi attuali) e di un lettore intorno al milione! I brani sono famosissimi: da CARA SCONOSCIUTA a COLAZIONE A NEW YORK, passando per LETTERA DA BERLINO EST, storia di una vita a metà e di un amore impossibile per colpa di un muro e dell'ideologia che lo sostiene. Il materiale video per l'album non manca. Flash di vita caraibica per il filmato di TROPICO DEL NORD e PASSAPORTO PER LE STELLE, con la cinepresa che li segue dappertutto, dal mercato alla spiaggia. Per la copertina si sono affidati a Luciano Tallarini: un fotogramma che si staglia nello specchietto retrovisore di un auto e le facce dei Pooh in espressioni differenti l'una dall'altra, a simboleggiare un contrasto tra il mondo immacolato e naif dei tropici e i suoni tecnologici del disco. Di artisti così scrupolosi, attenti al più piccolo dettaglio, non è che ne passino tanti da queste parti. (Christian Calabrese)