FLYING SAUCER ATTACK  "Instrumentals 2015"
   (2015 )

Benché non comparabile, almeno quanto a clamore mediatico suscitato, all’epocale comeback dei My Bloody Valentine nel 2013, l’altrettanto inattesa rentrée del progetto Flying Saucer Attack - moniker che cela il solo David Pearce, nelle cui mani saldamente sono riposti i destini della storica sigla - a quindici anni dall’ultimo lavoro di studio, rappresenta in ogni caso un evento di portata artistica sicuramente non inferiore alla ricomparsa di Kevin Shields & soci. Soppressa la parola, orpello oramai inessenziale alla definizione degli scenari di languida introspezione di cui David si pasce e dei quali detiene – eremita pacificato - la chiave ed il senso, “Instrumentals 2015” inanella quindici tracce – i cui titoli sono semplici numeri - per nuda chitarra elettrica, onde che fluiscono magmatiche nel solco dei passati fasti senza da essi discostarsi, semmai aspirando ad un livello superiore di ascesi. Quella da cui lo sciamanico Pearce dispensa il proprio vibrante solipsismo è una turris eburnea affacciata su molta luce e su un mascherato turbinio emozionale velato dal superbo intarsio della trama ordita, un sermone paradossalmente muto rivolto ad adepti di un culto tanto ancestrale quanto radicato, piccola storia nobile che fluttua – oggi come vent’anni fa – sotto l’impalpabile, dilatata, libera spuma elettrica di una falsa psichedelia smarginata ammantata di agreste sacralità. Lavoro circolare senza fine né principio, sequenza ipnotica di figure reiterate, drone-music in sospensione, “Instrumentals 2015” insegue suggestioni atonali e trance minimalista, in una stasi smossa che più non deflagra né offende, il feedback di fondo che sventrava i monolitici albori ridotto ad inoffensiva belva addomesticata. David solca così, quieto e fiero, i mari che ben conosce, lambendo misticismo e risonanze chiesastiche, cedendo a cameristici accenni neoclassici in un anelito che è spirituale più che sperimentale: la sua non è ricerca, bensì musica che mira alla sublimazione in un approccio quasi zen verso la trascendenza. Arte astratta che abbandona al suo destino il carapace del rock in cui un tempo si occultò, quella di David Pearce è oggi una inclassificabile declinazione del suono capace di mutare in linguaggio distintivo – il consueto impianto di riverberi e risonanze - una galassia personale di fremiti e ricordi: quelle sparse in “Instrumentals 2015” sono schegge inconcluse, piccoli fuochi concettuali in un album che non servirà forse a consacrare una volta di più la grandezza dei Flying Saucer Attack oltre i generi e le mode, ma a ricordare che una diversa via all’ascolto può ancora esistere. E non è poco. (Manuel Maverna)