CAPAREZZA  "Habemus Capa"
   (2006 )

“Che faccio mo' che come Petrolini mi dicono bravo pure quando taccio?”. Con le 'Verità Supposte' Caparezza aveva infilato la strada del successo. La scelta più ovvia da fare per il nuovo album - e quella per cui optano la maggior parte dei “grandi” artisti italiani - sarebbe stata quella di proporre un nuovo album che riassemblasse la formula vincente del precedente. Sarebbe bastato trovare un motivetto compiacente con qualche rima azzeccata per finire a far da suoneria a migliaia di telefonini. E invece Michele Salvemini ha preso la porte étroite, la porta stretta attraverso cui André Gide faceva passare le decisioni meno convenienti e più coerenti, quelle che portano alla vera gloria. Con 'Habemus Capa', Caparezza continua a far ridere, ma non è un pagliaccio. La sua capa non è tanta per il volume dei capelli, ma per quello delle sue idee. Il nuovo disco è un concept album, una meticolosa analisi critica del nostro tempo, una vivisezione della fattoria degli animali in cui viviamo (vedi “Gli Insetti Del Podere” dove le termiti sono licenziate in tronco). Ad 'Habemus Capa' si può obiettare che manchi l’accusativo solo nella desinenza, ma non nella sostanza. D’altronde un’opera che apre con una marcia funebre non è certo in cerca di compiacimento. Anzi, le invettive, accompagnate da un indiscreto uso di parolacce, rumori di chiesa, di scarico e flatulenze varie, rendono questo disco politically incorrect. Anche l’effetto karaoke viene abilmente aggirato tramite ritornelli spesso ostici, carichi di chitarre elettriche ad un passo dal noise. Questo non significa che 'Habemus Capa' sia un album privo di soddisfazione per chi lo ascolta. Trovarsi di fronte a qualcuno che tritura tutto ciò che si può avere in odio per mezzo di una lingua estremamente affilata è il massimo che si possa ottenere da un rapper. Si salvi chi può: Caparezza spacca in quattro il capello con un uso formidabile e millimetrico della lingua; tra rime, assonanze (Gesù con Yahoo) e allitterazioni, dice la sua sulla Lega (“il tizio che s’attizza al comizio pare un alcolista alla festa di San Patrizio” che “parla da un orifizio sporco di pregiudizio” in “L’Inno Verdano”), la TV (dove “c’è più calcio che in una cura per osteoporosi” in “The Auditel’s Family”), la falsa informazione (“Questo non mi va di raccontarlo ma ti conto i peli del buco del culo del principe Carlo” in “Ti Giri”), il machismo (contro il cliché dell’uomo che “non deve chiedere mai, dato che se non chiedi non sai” in “La Mia Parte Intollerante” con ospite Gennaro Cosmo Parlato). Autentico e zeppo di spunti di riflessione, 'Habemus Capa' piacerà a chi è stufo degli affari di famiglia di Eminem. (Ilaria Amato)