THE HACIENDA  "The Hacienda ep"
   (2015 )

Il legame con il Regno Unito è fortissimo, cementato fin da un nome che è un omaggio allo storico locale di Manchester che fu teatro delle avanguardie e laboratorio di pop del futuro negli anni Ottanta, nonché seconda casa per gruppi come New Order, Joy Division e Happy Mondays. Dopo un EP, due album, uno split album con gli Wemen, gli Hacienda sentono di aver dato e ricevuto tutto dalla loro città e dall'Italia. E allora si va, ma non da turisti. Caricano tutto nel loro furgone, salutano le loro famiglie, i loro amici e il loro batterista Leonardo, che invece decide di rimanere a Firenze. Affittano una casa a Tooting, nel sud di Londra, vivendo per i primi mesi tutti assieme, e iniziano a cercarsi un lavoro. Perché Londra è cara e servono i soldi per vivere. Senza però perdere di vista la finalità di questo trasferimento: è il tempo di iniziare il nuovo capitolo, questa volta inglese per davvero, della loro storia. E' come ripartire da zero, perché se è dieci anni che suoni in Italia, nella capitale mondiale della musica devi costruire tutto daccapo. Ecco allora un nuovo EP, finalmente. Registrato al Fish Factory Studio di Dollis Hill, nord di Londra, laddove nel passato lavorarono mostri sacri come Pulp e James. Copertina realizzata da Ian Skelly dei Coral, con cui gli Hacienda si sono incontrati e piaciuti in una serata della Skeleton Key Records, la loro etichetta, presso il Macbeth in zona est. Cinque canzoni che sono una sorta di bignami di quello che sono oggi gli Hacienda: un incrocio delizioso e piacevole fra le mille strade del soul, del rock e della psichedelia. Perfetti per scaldare il cuore e la pista di chi si guarda attorno e non si trova rappresentato da questo presente follemente veloce. Cinque canzoni in cui le melodie vocali e chitarristiche di Alessandro Gianferrara si intrecciano ai riff selvaggi di Donnie Guasto, poggiandosi senza aver mai paura di sbagliare sulla sezione ritmica tonda e chirurgica di Andrea Palombi e Gimmy El Helou, il tutto corroborato e incollato dalle tastiere feline di Francesco Perini. E' un attimo perdersi nelle code romantiche di “Indian Love” o in quelle lisergiche di “She's Mine As The Sun”, ma poi ci pensano pezzi come “Too Late” a ricordarci la vera natura degli Hacienda. Perchè fra Novoli e Brixton, fra Sesto Fiorentino e Croydon, fra il Tamigi e l'Arno, ci sono sicuramente differenze di panorama e di tessuto sociale, ma vi è una simile tensione di fondo che rende la musica, questa musica, un mezzo per fare stare bene la gente, per farla cantare a squarciagola. Per darle un motivo vero per stare assieme mentre tutti hanno gli occhi persi nel loro smartphone.