SPETTRI  "2973 - La nemica dei ricordi"
   (2015 )

Prima di procedere al commento del disco in sé, è opportuno chiarire alcune cose sulla storia degli Spettri e sul significato dell’album. Gli Spettri sono una live band nata durante l’epopea della musica e della cultura beat, nel lontano 1964. Nel 1972 arriva il primo e unico disco, registrato in presa diretta durante un concerto. Poi la fine, anzi no. Il sequel avrebbe dovuto vedere la luce nel 1973, ma per una serie di vicissitudini non è uscito prima del 2015. Mezzo secolo dopo la fondazione, a oltre quarant’anni dal primo e unico disco registrato. Tanto tempo. Tempo che gli Spettri hanno quantificato in mille anni più uno: ecco perché “La Nemica Dei Ricordi” è posto dopo la dicitura “2973”. “2973 - La Nemica dei Ricordi” è un viaggio introspettivo in avanti e indietro nel tempo, un lungo concept che attraversa tempi e spazi e che è legato indissolubilmente al predecessore vecchio di diversi decenni. Ma non è mai troppo tardi per scrivere grande musica. E non è neanche detto che dalla gioventù alla maturità si debba cambiare. Almeno nel loro caso. Prima si parlava dei problemi di una società in continua trasformazione ed in continuo divenire, ora la trasformazione di cui si parla è quella dell’uomo, con uno sguardo disincantato che però non cede e prova a proporre una soluzione. Essa coincide col viaggio nell’accezione di ulissiaca conoscenza (ecco il perché dell’immagine della nave), più che di fuga. Il sound proposto è un progressive di qualità, che non rinuncia a sporadici ammiccamenti hard rock e che è intriso di Black Sabbath, Led Zeppelin e di Deep Purple. Il viaggio inizia con “Il Lamento dei Gabbiani”, in cui trova spazio anche un elegante tu per tu fra chitarra e organo. Progressive mai limitato allo sterile virtuosismo pure in una complessità che emerge quando in scena entrano pianoforte, sax (“La Nave”, “La Nemica Dei Ricordi”), flauto (“La Profezia”) o arpa e armonica (la conclusiva “Approdo”). Forti tinte retrò per un disco di pregevole fattura, biglietto da visita possente per un ritorno inaspettato e graditissimo. (Piergiuseppe Lippolis)