GAZEBO  "Reset"
   (2015 )

Annunciato come il ritorno del nostro Mazzolini a sonorità anni '80 che tanto gli portarono, a prima impressione (ma anche a seconda) è che chi dice questo, forse, degli anni '80 sa davvero poco. “Reset”, infatti, non vi farà trovare la nuova “I like Chopin”, ma nemmeno una sua parente di terzo o quarto grado. Difficile, la vita per chi fece il botto con un unico album (quello, che appunto, comprendeva il citato hit ma anche altre svariate cose di discreta notorietà) e che poi si è barcamenato tra successive produzioni in continuo calare di successo, una iniziale poca voglia di farsi ingabbiare nel semplice revival e tra le meteore, cercando comunque una propria via. D’altra parte, risulta complicato capire a chi dovrebbe essere diretto questo nuovo “Reset”, che della ritmica italodisco ha davvero poco – al massimo ci possono essere sfumature di dance anni '90, per intenderci – e che non sembra potersi infilare nel filone della nostalgia. Ammesso che mettere qualche tastierata pianofortistica qua e là (“Variations in red”) possa automaticamente far pensare di essere tornati all’epoca che fu. Il problema è capire cosa si voglia, da questi soggetti che ogni volta che escono di casa vengono investiti da richieste tipo “ci rifai quella canzone là…”, e risultano assolutamente privi di interesse se cercano di fare qualcosa di un po’ diverso. Di certo, ci possono essere tanti, tanti altri reduci dell’epoca che sono riusciti a trovare una propria via, rimembrando le sonorità dell’epoca e facendo dischi nuovi che fanno mordere le mani, pensando a che successo avrebbero avuto se fossero usciti nei tempi giusti. Non è il caso di questo, che a partire dall’iniziale “Evil” gira attorno ad una elettronica che sembra più figlia di “Non è la Rai” che non di “Superclassifica Show”. Insomma: se siete rimasti con il vostro giradischi al 1983, resterete delusi. Se vi ci avvicinate senza sapere cosa c’è dietro al personaggio, forse resterete annoiati, perché un disco di popdance senza ritornelli che ti catturino e senza sonorità che affascino, ecco, sarà sempre una incompiuta che ti porterà, alla fine, a voler riascoltare “Masterpiece”. (Enrico Faggiano)