LIVIA FERRI  "A path made by walking"
   (2016 )

Ancor prima dell'ascolto di questo ottimo "A path made by walking",opera seconda della trentenne cantautrice folk-blues-rock Livia Ferri, c'erano già diverse cose che solleticavano la mia curiosità a riguardo di questa proposta. Innanzitutto, l'incoronazione a "Disco dell'Anno 2015" da parte di un noto sito web (da parte dei suoi lettori, non della redazione), davanti ad artisti ben più celebri e quotati come Verdena, Iosonouncane, Bachi Da Pietra a tanti altri. Inoltre, era già di per sé ben curiosa la "strategia" di lancio di questo disco, che ha previsto l'uscita di una canzone alla volta, una ogni 45 giorni, per tutta la lunghezza del 2015, fino all’uscita ufficiale nei negozi il 30 novembre. Infine, mi incuriosiva soprattutto il calore con il quale la romana Livia era già sostenuta da numerosissimi fans prima dell'uscita di questo disco: avendo all'attivo un solo altro album, e nemmeno di particolare successo (“Taking Care”, del 2012), la Ferri aveva deciso di lanciare una "speranzosa" campagna di crowdfunding, che alla fine del periodo previsto (40 giorni) è riuscita a raccogliere oltre 3.500 euro, quindi ben di più della quota prefissata. Tutte queste curiosità hanno trovato magicamente un senso compiuto già alle prime note del disco: perché è chiaro, ed incontrovertibile, che siamo di fronte ad una proposta "vera", sincera, autentica, senza artifici, già a partire dalla registrazione dei brani, avvenuta non in studio ma in home recording, per finire al mondo più privato della cantautrice svelato canzone dopo canzone, senza timidezze ne' formalismi, sino a cantare la propria paura nella splendida "Patterns", episodio realizzato con Mimes Of Wine (cantautrice bolognese che ha vissuto molti anni a Los Angeles), e ad urlare la propria rabbia nella conclusiva "A Good Day to Die", brano (finalmente ritmato) che si avvale dei bei cori di Jack Jaselli. Un mondo fantastico, quello di Livia Ferri, lungo il quale è davvero bello essere condotti. In barba a tanta musica senz'anima che dobbiamo subire quotidianamente. (Andrea Rossi)