VIVIEN GOLDMAN  "Resolutionary (songs 1979-1982)"
   (2016 )

Figura a cavallo fra critica musicale – fin dagli albori sua principale attività – ed impegno in prima persona in campo artistico come cantante ed autrice, la sessantunenne Vivien Goldman, londinese di nascita, parigina in transito, infine americana di adozione, è tuttora una esponente di spicco dell’intellighenzia newyorchese sia come pubblicista, sia in ambito accademico ed editoriale. Titolare di una breve ed eccentrica carriera come interprete durata lo spazio di un triennio denso di creatività e di ribollente rottura degli schemi imposti dal punk, Vivien pubblica oggi “Resolutionary (songs 1979-1982)”, album compilativo che raccoglie otto tracce risalenti a quel florido periodo storico. Ogni piccolo gruppo di brani, qui proposti sovvertendone l’ordine cronologico di pubblicazione, offre un breve excursus su ciascuna delle diverse esperienze di cui Vivien fu protagonista, a partire dagli esordi come solista, proseguendo con la militanza nel free-ensemble The Flying Lizards, per chiudere con il progetto Chantage: in ogni divagazione Vivien sposta il baricentro verso una differente cifra espressiva, focalizzandosi ora sul post-punk (fortissima l’eco dei P.I.L.), ora sul dub, indulgendo quindi in un cervellotico, esitante sperimentalismo à la Laurie Anderson per pervenire alla sintesi, in buona parte compromissoria, di fine carriera. Aprono la scena i fremiti lydoniani dell’iniziale “Launderette”, fra clangori metallici, scordature assortite, rumori di fondo e basso ipnotico, seguono i vocalizzi flautati sovrapposti di una “Private armies” che gioca con minimalismo, violini nevrotici e martellamenti incupiti prima di digradare nella sua stessa sublimazione in versione dub. Al periodo Flying Lizards – 1979, il primo in sequenza temporale - appartengono gli accenni dance di “Her story”, con una sontuosa parte di batteria in controtempo, e le contorsioni ondivaghe di “The window”, mentre spetta alle arie pacificate dei Chantage, con le suggestioni caraibiche di una addomesticata “Same thing twice” e con la salsa spuria della successiva “It’s only money”, riportare tutto a casa lungo binari molto più percorribili e sicuri. Sebbene datato nelle sonorità, “Resolutionary (songs 1979-1982)” rappresenta un intrigante documento retrospettivo che riapre una piccola finestra sul cammino di un’artista tanto singolare quanto defilata, lavoro significativo se visto come testimonianza di una stagione sì fuggevole, ma artisticamente pregnante nel suo tentativo di far germogliare i semi di una nuova creatività. (Manuel Maverna)