JOVANOTTI  "Buon sangue"
   (2005 )

Partiamo dal titolo. 'Buon Sangue'. Due parole che evocano saggezza antica, per quell’essere contenute in diversi detti popolari ('bere vino fa buon sangue', 'ridi che fa buon sangue', 'buon sangue non mente'), ma che al tempo stesso fanno convivere la positività del buono con la negatività del sangue, parola che, inspiegabilmente, viene sempre associata alla morte e mai alla vita. Istintivamente, nel caso di questa attesa prova discografica, associo il titolo al proverbio “buon sangue non mente”, e mi dispongo ad ascoltare le dodici tracce affidandomi completamente alla guida dell’artista di Cortona. E faccio bene, perché questa è la sua prova più convincente, più autoriale, una vera immersione dentro la modernità. Scordatevi le canzoni. Scordatevi le hit. Scordatevi le “Serenate Rap”. Scordatevi gli “Ombelichi del Mondo”. No, Lorenzo nel 2005 è cresciuto, e, col suo non aver nulla da dire, ha tirato fuori quanto di più vicino si possa immaginare a un album tropicalista aggiornato al nuovo millennio, senza percussioni. Jovanotti cannibalizza tutto, e tutto risputa all’ascoltatore, sotto forma di canzoni che non sono canzoni, perché, come dice lui, quella era roba del secolo scorso. E che si tratti di rappare milioni di parole, di cantare stonato brani alla Tenco o di parlare su ritmi incalzanti, Jovanotti quadra il cerchio. Fidatevi, buon sangue non mente. (Michele Monina)