ZUCCARINO  "Vivila"
   (2016 )

Non c’è niente da fare: alla musica non si resiste. Ed è un pensiero che, anche se tenti di isolare perche momentaneamente ti lecchi le ferite per cocenti delusioni, ti torna in testa più prepotente che mai. Personalmente, capisco cosa può aver provato Pasquale Zuccarino dopo aver dato tanto alla musica, con collaborazioni importanti con RCA prima e la Sugar dopo, da cui esce deluso, facendosi da parte ed allontanandosi dall’ambiente musicale per un lungo periodo, pur, tuttavia, continuando a comporre canzoni. Le scrive, le lascia nel cassetto, ma quando si trova ad organizzare varie manifestazioni canore, in veste di direttore artistico, succede l’inaspettato. L’incontro con il gruppo lucano Musicamanovella fa scoccare in lui la scintilla per riaprire quel cassetto pieno di canzoni e farle vivere di luce propria con questo progetto: “Vivila” (c’è bisogno di specificare che si rivolge alla musica?). Se si considera, poi, la sua esperienza trentennale di musicista, sembrava un delitto far prendere polvere a cotanto ben di Dio. Quindi, come fare quando in ballo ci sono 18 brani? Passare le notti insonni nel tormento di sceglierne la metà per un singolo album? Zuccarino non ne vuol sapere di far le piccole ore a contar pecorelle, e sceglie intelligentemente di difendere tutte le sue creature, pubblicandole in due cd: parte prima ora e parte seconda più in là, sotto l’egida dell’intuitiva etichetta torinese La Locomotiva. E allora occupiamoci dei primi nove pezzi che abbiamo ora a disposizione. Si evince subito l’impronta folk-popolare della sua terra d’Irpinia, con frequenti fraseggi di fisarmonica e clarinetto in “Mia modesta e strana conoscenza”, il brano più divertente del disco, con un cantare fluido ed un movimentato ska alla Madness (quelli di “One step beyond”, ricordate?), e “Terra amara, terra d’amare”, dove c’è la simpatica trovata della chiusura con il clarinetto in eco. Ritengo però che lo ska, pur essendo un genere allegro, insistendoci troppo si rischia di far sembrare qualche canzone troppo simile alle altre nell’arrangiamento. E’ questa, infatti, l’impressione che danno i brani “I ragazzi di… rosa” e “Mare Mare”. Bastava, forse, non metterli in vicina successione e non ci si sarebbe fatto caso. Però la voce di Zuccarino è briosa ed interessante, con impasti alla Paolo Conte, nell’iniziale “Vivila”, ed il narrare tipico di De Gregori (''Natale''), che si scorge in “Come e se vuoi”. Impreziosisce l’opera la presenza dell’etno-musicologo Ambrogio Sparagna, che firma anche uno dei brani, “Vorrei ballare”, con vivace esecuzione della sua magica fisarmonica. Tocca, invece, a “Due accordi” chiudere il cd, ed è una sorpresa ritmica tutta da gustare, con impronta di garbato swing e tanto di fischiettata lungo il percorso, come a ribadire: la musica “Vivila” con appassionata spensieratezza. Non so se questo lavoro ripagherà Zuccarino di quanto accaduto in passato. Da parte nostra ci uniamo al coro che si leva dall’Irpinia: Forza “Lino”! Forza lupi! Son finiti i tempi cupi… (Max Casali)