NASHVILLE & BACKBONES  "Cross the river"
   (2016 )

Catapultato a Rimini da una qualche frattura spazio-temporale, il sestetto dei Nashville & Backbones ha debuttato su album nel 2012 con il brillante “Haul in the nets” (che conteneva, tra le altre, il piccolo capolavoro di “Song for Claire”), al culmine di una lunga ed intensa attività live che si protrae con favore fin dal 1999. “Cross the river”, disco rigidamente autoprodotto, propone quattordici nuove tracce per sessantatre minuti di musica di chiara matrice country-folk e di evidente discendenza statunitense. Se a band come Sacri Cuori, Jarred The Caveman o Songs For Ulan è forse affidato il compito di alzare l’asticella di un genere bisognoso di scappatoie e contaminazioni per rimanere al passo coi tempi, i Nashville & Backbones ostentano invece un approccio volutamente vintage, che si traduce in un godibile impasto di stilemi tradizionali d’oltreoceano rivisitati con la professionalità e la cura meticolosa dei veterani. Compendio enciclopedico di musica popolare, antica, ben concepita ed altrettanto sontuosamente interpretata, essenziale, basica, roots, cui gioverebbe forse un pizzico di concisione in più (i 12 minuti dell’epopea narrata nella title-track rappresentano un estenuante tour-de-force), ma che si conferma deliziosa nella sua levigata pulizia d’antan, “Cross the river” è lavoro semplice ed immediato che rimane fedele alla linea e che trova nella sua assoluta, spontanea, cieca fedeltà ai modelli la propria ragion d’essere. In un percorso che declina con inesauribile verve le varie anime del verbo folk, scorrono fluide la tirata à la Cowboys Fringants di “Stone” ed il suadente passo mariachi di “Clueless (depistado)”, l’ingorgo ondivago di “Spirit of the summer” – inflessioni reggae, schegge di Doobie Brothers, Al Jarreau e primi Eagles – ed il boogie frenetico di una “This song” fra Dire Straits e Tracy Byrd; e ancora, una “Photograph (when I met you)” che suona come la riedizione di “Lily Rosemary And The Jack Of Hearts”, “Thinking of you” che chiama in causa di nuovo gli Eagles (quelli della reunion) ed un gran finale che sciorina il western in minore di “On parole” (bella steel e chorus allettante), il numero da saloon di “Backbones”, il saliscendi armonico di “Stood on the hill” e la chiusa bluegrass di “The ballad of recap”, suggello bucolico ad un album di fresca gradevolezza. Disco piacevolmente opulento consigliatissimo a patiti di line-dance, cercatori d’oro, nostalgici vari, caubòi padani, padri pellegrini e pionieri immaginari, “Cross the river” è opera che ai palati meglio disposti ai sapori schiettamente rurali non può che riservare soddisfazione in virtù di un fascino visceralmente ancestrale. (Manuel Maverna)