SAMUELA SCHILIRO'  "C'è sempre un motivo"
   (2016 )

Pane e musica: di questo vive e trova la linfa vitale per alimentarsi Samuela Schilirò, e non solo. Forte di una spiccata sensibilità, che la porta a scandagliare gli archivi dell’anima, il suo secondo disco “C’è sempre un motivo” lo spiega già nello stesso titolo. C’è sempre un motivo per fare musica, c’è sempre un motivo per non abbattersi mai, c’è un motivo di onorare sempre e comunque la vita che ci viene data ogni giorno, anche a costo di piegarsi tanto senza però mai spezzarsi, ispirandosi perennemente all’Amore, asso nella manica risolutivo per tutti noi ma che spesso dimentichiamo di possedere (sigh!). Quindi, nell’album in oggetto, c’è un palese e mai nascosto invito a non abbassare la guardia, mai, anche di fronte a tragici eventi, per essere pronti a ricompattarsi e risvegliarsi con la dovuta energia e ricominciare, pur con ferite aperte, sapendo che il tempo, unito indissolubilmente con l’Amore, sutura ogni gruppo sanguigno. In questo lavoro si nota come convivano nell’artista goriziana il retrò e la costante ricerca di modernità. D’altronde, con le sue illuminanti introspezioni, pian piano alla vita resteranno ben pochi segreti da carpire. Un concreto aiuto glielo dà senz’altro Sheikh Burhanuddin, autentico faro e maestro sufi di Samuela, e voluto fortemente come ospite e pezzo forte (ogni tanto diciamolo pure in italiano, e non sempre “featuring”…) in “Mantra”, invito a tuffarsi nei sentimenti nobili e tralasciare quelli distruttivi, che non portano ad edificare nulla. Tanto per cominciare, ci scuote con il rock introduttivo di “Il cammello sopra il tetto”, come a sancire la convinzione che tutto si può raggiungere, anche quello che in teoria può sembrare impossibile, con lacrime, sangue, sudore e impegno. Le chitarre che viaggiano sono quelle che prediligono gli Electric Six di “Rock’n’roll evacuation”, e ci stanno a pennello per un ottimo arrangiamento. La sua anima rock non si ferma qui. C’è anche “Niente che sia tutto”, con chitarre slegate ma anche delicate, perché questi due contrapposti sono presenti in noi, pronti ad esaltarci per una positività ma anche a dilaniarci con autostima sottozero per pseudo-fallimenti, spesso risolvibili. E allora la soluzione qual è? Ancora e inesorabilmente l’Amore (e l’accettazione di sé stessi), per poi essere capaci di restituirlo agli altri. Tema molto caro a Samuela, che ce lo ricorda anche in “Ascoltami” e in “Vai”. Mentre in “Da portare a casa” c’è sicuramente il terribile ricordo della sua cara amica Silvia che non c’è più. Ed invece di abbattersi, c’è il richiamo al bisogno di sentirsi vivi anche in questi contesti che ti hanno segnato. Prodotto da Maria Midulla per la Waterbirds, il cd si avvale di ottime presenze, davanti e dietro le quinte: dal maestro Denis Marino (già con Consoli, Nada, Madonia), in qualità di co-arrangiatore insieme alla Schilirò, a Riccardo Parravicini (Fabi, Grandi, Silvestri) per il missaggio e Giovanni Versari (Muse, Gazzè, Teatro degli Orrori) per il mastering, ed un ricco carnet di apprezzati musicisti. Per il prossimo lavoro, tuttavia, ci piacerebbe sentire più varietà tematiche, perché se questo non è un concept-album poco ci manca, e con troppo impegno introspettivo si può rischiare che il messaggio arrivi solo ad una nicchia di persone. Magari mi sbaglierò, ma se l’ho scritto “c’è sempre un motivo”, no? (Max Casali)