DEVIL DRONE  "Erebo"
   (2016 )

Gli anni dieci del duemila, per quanto riguarda la musica in Italia, verranno ricordati come quelli della nascita e della crescita di un numero impressionante di realtà indipendenti, costrette a lavorare in un mondo quasi sempre di nicchia. Ma non è solo l’era del pop e dell’elettronica danzereccia: se c’è un genere che sta conoscendo uno sviluppo interessante, questo è sicuramente il metal. Ce lo confermano i Devil Drone, formazione toscana attiva da circa sette anni che ha da poco pubblicato “Erebo”, un disco che sintetizza la cattiveria del death e la velocità del trash per produrre sonorità di grande efficacia che colpiscono direttamente l’ascoltatore. La nota più positiva è la capacità di “Erebo” di non concedere mai alcun calo d’attenzione e di mantenersi costantemente su buoni livelli, regalamdo anche qualche momento particolarmente positivo. A colpire sono, in egual misura, il gusto retrò di “Stampede” e l’uso esasperato del growl in “Revolution”, ma, più in generale, gli arrangiamenti e i frequenti e improvvisi cambi di tempo sono altri elementi che fanno di “Erebo” una buonissima prova. “The Avenger”, l’opener, è chiusa da un dialogo tratto dal celeberrimo “Arancia Meccanica” di Kubric, mentre “Trip” (ultimo pezzo) si apre con una frase tratta da “…Continuavano A Chiamarlo Trinità” di Clucher. I Devil Drone dimostrano di avere le idee chiarissime e di saper suonare qualcosa che non somigli a niente: le buone capacità tecniche fanno il resto, proiettando il disco fra le migliori pubblicazioni metal di quest’anno nello Stivale. (Piergiuseppe Lippolis)