STELLA BURNS AND THE LONESOME RABBITS  "Jukebox songs"
   (2016 )

Sono passati due anni da “Stella Burns Loves You”, disco di debutto di Stella Burns. Meno tempo è passato dal tour in acustico che l’artista ha scelto di realizzare con alcuni amici per presentare i pezzi del suo primo disco e un importante nucleo di cover che oggi prende la forma di un album dal titolo “Jukebox Songs”. Stella Burns e i Lonesome Rabbits spaziano fra mondi e generi differenti, sempre con una buona consapevolezza e un discreto grado di fedeltà: anche quando la rivisitazione si fa più libera, l’esito resta comunque positivo. L’apertura è affidata a “Bird On A Wire” di Leonard Cohen, mentre l’atmosfera western pervade “Far From Any Road” degli Handsome Family e la sorprendente “Key”, traduzione di un b-side di Mino Reitano, nonché uno dei pezzi più belli del disco. Dalla carezzevole “Lost Property” dei Divine Comedy, in un attimo si passa a un pezzo che di rivisitazioni, nel corso della storia, ne ha avute tantissime, quella “Louie Louie” scritta da Richard Berry nel lontano 1955 e qui proposta in una versione delicata, saltellante e parecchio gradevole. Banjo e pianoforte per un volo pindarico che porta a “Lucky” dei Radiohead, estrapolata dal sontuoso “Ok Computer”, prima della meno convincente cover di “Pamela” di Little Tony. L’interpretazione di “Wash” dei Calexico rappresenta uno dei momenti migliori di “Jukebox Songs”, grazie al suo carico di energia, mentre “While The Dust Gets Up” (traduzione di “La Polvere Si Alza” di Piero Ciampi) cambia nuovamente tendenza, pur regalando buone sensazioni. Non è da meno “La Ballata di Carini”, scritta da Romolo Grano e interpretata da Gigi Proietti. Abbinamenti curiosi e associazioni apparentemente folli caratterizzano un disco che dimostra la buonissima vena di Stella Burns e dei Lonesome Rabbits, capaci di muoversi agilmente fra pezzi dalle strutture anche molto diverse fra loro: il risultato è apprezzabile grazie alle tante buone idee messe in campo. (Piergiuseppe Lippolis)