VISIONI DI CODY  "Celestino"
   (2017 )

Meglio fare schifo ed essere anticonformisti, piuttosto che caproni omologati e uniformati al sistema. Da questo concetto, d'imprecisata origine, prende spunto il sunto ispirativo di "Celestino", quarto album delle Visioni di Cody, in oltre 10 anni di carriera. Che ricerchino un'autonoma stravaganza stilistica non ne fanno un mistero, anzi! E' il motivo d'orgoglio che li fa restare coesi e li spinge a varcare frontiere musicali incontaminate ed inesplorate seppur, talvolta, caricando eccessivamente il sound per la ricorrente tentazione di apparire alternativi. Sono rischi, però, che è giusto correre se si vuole perseguire la diversità. Tuttavia, questo è un album piacevolmente sbilenco ed eclettico, che non rifà il verso a nessuno e fila via con un interessante corollario di generi, come se uno legasse incomprensibilmente con un altro all'opposto. Fatto sta che le Visioni di Cody sono capaci di passare con disinvoltura dal tribale singolo "Il mondo salvato dai regazzini" (chissà perche detto alla romana, visto che sono in zona Forlì-Cesena), in cui si rivive l'incisività dell'ombelico del mondo ma più sbarazzino e divertente, al fraseggio chitarristico in terra Clash di "La forza di mille uomini", cadenzato e lineare. Oltremodo valida la legatura di "A Celeste non chiedere quando" con "Mammarò", ricca di stesure synth e inserti di piffero ad introdurre una narrazione in bassa vocalità-Bowie. Le Visioni di Cody affrontano tutto con estremo coraggio, anche quando sono al limite del mantra di "Bravi, giovani e cannibali" e "A Celeste non chiedere come" che, in verità, si assomigliano nell'arrangiamento. Ma, sotto-sotto, chi si cela tra le tracce? Il Celestino del titolo, ossia un giovane appena uscito dalla fase "teen" che cerca di conservarsi puro, fuori dalle mode, rischiando di apparire un disadattato sociale, incapace di attirare uno straccio di donna però conservando la verginità da palestre e calcio. E, giustamente, se ne infischia del futuro perchè non rappresenta un problema nè ora, nè mai. Però, è altamente emblematico il finale che gli dedica la band: interpretano la sua rabbia di ribellarsi al sistema con il duplice rock-punk delle conclusive "Nonpartononresto" e "A prova di stronzo", confezionati con fitta energia, incalzanti controtempi e tastiere sixties quando si rallenta sul finale del disco per poi lasciar spazio solo alle voci intrappolate nel riverbero. Questa quarta prova fornita dalle Visioni di Cody "forse è stata una pazzia, però è l'unica maniera di dire sempre quello che "gli" va". Bennato docet! (Max Casali)