HIDE VINCENT  "Hide Vincent"
   (2017 )

Una passeggiata in un bosco tra alberi secolari, dai tronchi grossi, che porta ad una radura illuminata da un tiepido sole d'aprile. La musica dell'esordiente Hide Vincent comunica questa sensazione bucolica; come ci viene presentata da egli stesso è musica di legno. E' basata su chitarra acustica suonata in maniera molto percussiva, e accompagnata da un violoncello e poco altro (compare un campanaccio in "A time before the end", giusto per aumentare la percezione wood). Le canzoni del cantautore salernitano sono racconti quotidiani dai forti contrasti di colore, come si evince dai due titoli in sequenza "White sun" e "Black Poetry", e dalle trame a volte inaspettate, come "Blood Houses", con un video apparentemente tranquillo fino al finale imprevisto. In "Black Poetry" il violoncello crea un crescendo e un decrescendo di intensità. "Things I did today" è il brano che resta più impresso, con la sua melodia accattivante e l'arrangiamento gradevole. Il sentimento si accende un po' in "Crave" e in "Only knew that you were thirsty", dove la voce sembra un po' quella di Chris Martin dei primi tempi di ''Yellow'' e ''Trouble''; però nel complesso Hide - alias Mario Perna - mantiene sempre una certa compostezza nell'interpretazione, fino al brano finale "Yellow Lights and Blue Seas" dove si concede una voce inizialmente malinconica e poi un po' disperata, che descrive bene il testo amaro: "I've been wandering outside the door", "Begging for grace I found your lie". Le influenze sono forti ed evidenti, l'esecuzione della cover di Damien Rice "Delicate" è altrettanto delicata come l'originale. L'omonimo album di Hide Vincent rappresenta un esordio di tutto rispetto: già c'è la ricerca di una poetica primaverile e una volontà di scrivere in maniera elegante e non sguaiata; ora il prossimo passaggio da affrontare sarà individuare un percorso più personale, che possa emancipare l'artista dai suoi mentori come Kozelek e il suo slowcore. Ci sono le potenzialità per arrivare ad una hit del calibro di "You're Beautiful" di James Blunt, basta che nello sviluppo non si perda quest'aria idilliaca. (Gilberto Ongaro)