IL SILENZIO DELLE VERGINI  "Colonne sonore per cyborg senza voce"
   (2017 )

Vi è mai capitato di restare bloccati in un ascensore? E magari non siete claustrofobici, ma una persona accanto a voi sì e vi tocca assistere alle sue reazioni? Ecco, questa situazione può essere ben descritta da questo lavoro, "Colonne sonore per cyborg senza voce" del progetto esordiente Il Silenzio delle Vergini, il cui nome promette notti tormentate come un film horror gotico. I titoli corrispondono alla loro posizione nella tracklist: "001", "002", "003", "004 (Non ho)", "005", "006" e "007". Sono ispirati ai nomi dei cyborg presenti nel manga giapponese "Cyborg 009". Il progetto assume la connotazione di spin-off in quanto i componenti provengono da due formazioni diverse, i "Tic Tac Bianconiglio" e i "The Eyes". La bassista de Il Silenzio delle Vergini, nei Tic Tac Bianconiglio era anche alla voce, e ascoltandola recitare ne "Il volto di Lewis" si può avere un minimo di orientamento per comprendere meglio l'intenzione solenne ed apocalittica in questo album totalmente strumentale. Risulta difficile analizzare separatamente le singole tracce, poiché tutto appare come un'unica forma d'onda, con minime variazioni ritmiche ma mai sonore né di mood. E' un concept che presenta una batteria dal rullante molto chiuso, che fomenta la claustrofobia, incitata da un basso sadico (si può dire basso sadico?) e da una chitarra che indugia in prolungati delay e in frequenti dissonanze. I movimenti armonici sono quasi sempre semitonali e creano un'atmosfera statica ma inquieta, dove si può far ondeggiare la testa a tempo, con l'entusiasmo di uno zombie. L'incipit della traccia "006" presenta rumori industrial particolarmente angoscianti, che sembrano pescati da uno di quei rituali sonori dei Satanismo Calibro 9 - un nome un programma - che accompagnano un riff altrettanto industrial. Anche il videoclip del brano "004 (Non ho)" rappresenta bene il progetto: un video bicolore (nero e rosso sangue) mostra uno scheletro che balla, suona le ossa di un suo compare, e si guarda circospetto, tra bombe atomiche che esplodono e animazioni vintage minacciose. Rappresenta Santa Cecilia, qui reinterpretata come portatrice di morte. Il capitolo di chiusura "007" finisce con un feedback di chitarra che, se già di per sé nell'alternative rock è un classico effetto noise per dar fastidio, qui viene pure alzato spasmodicamente di volume fino a rischiare di perforare l'orecchio destro: l'ascoltatore non si deve distrarre, e Il Silenzio delle Vergini glielo ricorda costantemente. La ricerca del disagio in musica è evidente ed esibita, e tutta l'oscura opera sembra voler comunicare un vago ma urgente messaggio per il futuro prossimo, un monito che ben si innesta nei nostri anni neomedievali. (Gilberto Ongaro)