WOPS  "Il giorno onirico"
   (2017 )

Che ne dite di fare un viaggetto ondivago negli abissi dell’anima? I romani Wops sono disponibili ad accompagnarvi nelle 12 tracce di “Il giorno onirico”, alla ricerca della dimensione equilibrata tra reale e fantasy e di una soluzione che non è certo nella sfera eterea, benché si tenti di cercarla spesso là, con inevitabile disincanto e, spesso, si rimanga inchiodati nel sogno che ostacola i percorsi di vita e le scelte da fare. Qui tutto è galleggiamento esistenziale sfumato da climi alt-rock, psichedelici e sognanti con soluzioni minimali d’arrangiamento, che trovano la sua efficacia proprio nello spiazzarti quando sembra tutto lineare e invece non lo è. I due episodi di “Ora mi alzo 1 e 2“ te li servono con asciutte sonorità di forte suggestione e, visto che il mattino ha “L’oro in bocca”, lasciatevi condurre tra riff ripetitivi e synth spaziale che fagocitano voci riverberate per un finale stralunato. Apprezzabili le varianti: se “Lady 88” ostenta un interessante andazzo tra il dream-pop ed il tribale, “Vinavil” vi si… appiccica per i toni astratti e appassionati, che si distaccano dai soliti cliché compositivi. Invece, in “A me mi” l’unico errore (voluto) è nel titolo, poiché la formula psycho-beat del pezzo funziona a dovere. Nonostante ci siano un paio di tappe poco fantasiose, come “Funesto” e la strumentale “Ripresa”, queste non fanno di certo deragliare il treno degli Wops, che arriva persuasivamente al deposito con la strampalata “L’arte del sonno”, allagata nella paranoia telefonica di una donna che si fa domande e si dà le sue risposte di comodo per cercare, invano, briciole di serenità, e qui la band la segue marginalmente, giusto sullo sfumare del brano (e del sogno). Lode agli Wops per aver ricercato alchimie musicali insolite, per non uniformarsi ad una modesta omogeneità stilistica di facile presa. Perciò, era ora che il quartetto capitolino, dopo dieci anni d’attività, desse finalmente alla luce un intero album, dopo che un altro era rimasto inedito nel cassetto: sono convinto che, ora, glielo chiederete presto, perché “Il giorno onirico” suscita decisamente la voglia di prolungare l’ascolto. (Max Casali)