BASTIAN  "Back to the roots"
   (2017 )

"Back to the roots" è un titolo quanto mai azzeccato per questo terzo lavoro di Bastian, al secolo Sebastiano Conti. Il suo intento sembra infatti quello di tornare alle radici dell'hard'n'heavy, e alle orecchie più giovani l'ascolto di questo lavoro potrebbe non risultare particolarmente originale. Ma dando un'occhiata ai nomi che figurano tra i musicisti che hanno partecipato alla realizzazione del lungo Lp, si capisce che stiamo ascoltando chi la musica metal classica l'ha suonata e sviluppata realmente: il batterista è il grande Vinny Appice (Black Sabbath, Ronnie James Dio, Heaven and Hell), il cantante è lo svedese Apollo Papathanasio (Firewind, Evil Masquerade, Time Requiem), e potremmo già fermarci qui. "Goodbye to my room" apre l'album con, appunto, un esempio di classic metal, con uno strano suono di basso in fase di assolo. "Midsummer Night's Dream" è il secondo brano e già sembra di ascoltare altro, un hard rock dallo spirito più suggestivo, e la costruzione blues della melodia cantata rimanda inconfondibilmente ai Led Zeppelin. Altro blues rock godibilissimo è presente in "Poor town". La voce spinge sugli acuti nella veloce "Writing my rock'n'roll" e mostrerà bene la sua potenza più tardi in "Dreamer", pezzo dall'incipit acustico e dallo sviluppo ancora una volta hard. "The kite" è un moderato dal ritmo sincopato simile a "Maybe I'm a Leo" dei Deep Purple. "Jasmine & Sebastian" è un'altra sorpresa in questa tempesta heavy, è un rock quasi pop con chitarra acustica e hammond, una canzone d'amore che poi viene riproposta come brano di chiusura, in versione duetto dove le parti di Jasmine sono cantate da Tracey Amos; il brano sviluppa una forte coralità e va quasi sul soul. Si riaccende la chitarra elettrica con "Moth woman", un blues hard rock in odore di Guns'n'Roses, o per la precisione di Slash, e il coro del ritornello ha un sapore internazionale che suggerisce questo possa essere il cosiddetto singolo, il pezzo forte, anche se in realtà è stato scelto il precedente per farne il videoclip, nella versione con voce femminile. "Warrior friend" è un rock che prima ha un'intenzione funky, e poi si trasforma in un coinvolgente shuffle che fa scuotere la testa. La protagonista indiscussa è sempre la chitarra di Sebastiano Conti, che sa navigare in diversi stili. "Rock age" è basata su un riff pentatonico molto caratterizzante, sostenuto da un ritmo cadenzato, che dopo quattro minuti si trasforma per poco tempo in una corsa heavy per poi tornare più lento di prima, con un assolo pieno di feeling. "Little angel" è il secondo brano acustico, una ninna nanna country i cui cori possono ricordare a qualcuno i Boston, se non i Lynyrd Skynyrd. "Spirit with the hatchet" è una dedica a Zagor, storico fumetto di Sergio Bonelli; "The demon behind me" è uno scatenato heavy metal di stampo Iron Maiden, che però nella seconda metà gioca su armonie che solitamente si trovano più nel progressive, in un'atmosfera quasi ipnotica, fino ad essere risvegliata dalle pennate di Conti che fanno ripartire la band. Con l'album "Back to the roots" i Bastian si confermano una solida realtà italiana per il metal classico, basata su influenze storiche per il genere e guidata da musicisti esperti che portano avanti la tradizione. (Gilberto Ongaro)