RHUMORNERO  "Eredi"
   (2017 )

Con la partecipazione al Festival di Sanremo del 2003 si incise l’epitaffio dei Negrita; per loro rappresentò un’indubbia svolta commerciale ma, per i fans del primo periodo, un autentico tradimento. Qualcuno li ha perdonati somatizzando il cambio di direzione; altri stanno ancora aspettando che un’altra band possa ricalcare le sonorità graffianti che furono. Ebbene, la buona notizia è che dopo 14 anni l’attesa è finita. Lo affermiamo con netta convinzione, perché ora il passaggio del testimone è raccolto dai pisani RHumornero con il terzo album “Eredi”: quasi un presagio di quanto detto. E’ uno sguardo grandangolare verso la società attuale che, spesso, tira le somme con le vetrine internettiane, lasciandoci alle spalle non poche perplessità su quanto sia stato (se c’è stato…) raccolto dalla semina delle generazioni che ci han preceduto. “Eredi” è un lavoro sanguigno e curato all’inverosimile, con grintosi arrangiamenti che sanno stemperarsi con finezza quando serve e un paio di ballate: “Spiriti“ e “L’imperatrice”, ne danno una prova concreta. I refrain dei 13 pezzi hanno belle ed ariose aperture, ed i temi trattati mettono in evidenza l’amore per l’umanità che si è scordata di quanto sia, di per sé perfetta, frutto dell’evoluzione di “Un miliardo di anni”, oppure andate su “Metalli pesanti” i cui suoni mordaci ed il cantato incisivo marcano lo scossone per svegliarci dal torpore di essere un gregge di pecoroni, che esegue pedissequamente quanto impartito dalla società e dal Web. Ma, per ribellarsi, occorre che “Nel tuo silenzio” ci sia voglia di cercare una pace interiore per dare un senso concreto al proprio vivere, per trovarsi a proprio agio ovunque, e lo fanno intendere con una traccia priva di ritornello, ma decisamente convincente con fitti tappeti chitarristici. I quattro toscani hanno esperienza da vendere e non si lasciano sfuggire il minimo particolare d’abbellimento: ad esempio, rivestono “Quando avevo paranoia” di chitarroni severi ed autoritari, sfiorando territori emo-core, oppure i fitti arpeggi di “1492”, dedicati a Colombo, ci deliziano l’orecchio ma, latente, scorre la riflessione se la scoperta dell’America sia stata propriamente un vantaggio. Invece, i brani che sfamano maggiormente i fans più incalliti dei Negrita sono “Schiavi moderni” e “Sotto le stelle”, perché certi strascichi vocali di Carlo De Toni richiamano sorprendentemente quelli di Pau, la cui rassomiglianza non fa schernire ma garba alla grande. Il singolo scelto è “Maschere”, dal fitto clima zanzariero dei riffs delle sei corde, con andazzo e grinta che pedalano su un tandem veloce ma non sciagurato. Insomma, una band che, non a caso, riscuote la fiducia di Verdena, Baustelle, Marlene Kuntz, e pure di certi… Deep Purple, per aprire i loro concerti... non è roba da poco. In più, se i RHumornero ormai sono di casa nei palinsesti di Virgin Radio e di centinaia di altre emittenti, c’è il suo perché. “Eredi” va comprato anche ad occhi bendati perché non ci troverete la minima magagna, e soprattutto perché finalmente è tornato a scorrere il puro sangue rock, col fattore RH. E già sapete che buon sangue non mente… (Max Casali)