FRATI MINORI DELLA VERNA  "Crucis Christi Mons Alvernae"
   (2017 )

Ci sono molteplici ragioni per cui fare musica, produrla, inciderla e metterla su un disco: voglia di emergere, lanciare un messaggio, dedicarsi ad una passione innata e altri motivi tutti validi e rispettabilissimi. Niente di tutto questo anima i singolari protagonisti di questo lavoro breve ma intenso. Non siamo di fronte a talentuosi vocalist così come non si annoverano virtuosi di uno strumento ma si viene trasportati in queste 12 tracce in una dimensione più intima, mistica, personale quale quella della fede e della spiritualità. Fatta questa doverosa premessa, la conseguenza logica è che questo non è un disco da ascoltare come un lavoro qualsiasi, per e con distrazione, né tantomeno è rivolto ad un “pubblico” di fans affezionati e fedelissimi di una band. Questo è un lavoro che prende le mosse dalla necessità di fissare in maniera indelebile nel cuore di chi si avvicina o di chi vive una spiritualità dei momenti fondamentali per un francescano. E’ anche un modo per tramandare attraverso la tecnologia ciò che i frati si sono tramandati per secoli, fissando canti nelle varie importanti celebrazioni religiose. Questo e non altro è il senso del disco cantato a cappella in sei tracce, e suonato con un organo a canne dal Maestro Eugenio Maria Fagiani nelle altre sei. Un’alternanza tra un brano cantato e uno suonato scandisce il ritmo del disco, che diventa un invito a cantare pregando e pregare cantando. Sant’Agostino diceva che cantare significa pregare due volte ed è questo il punto centrale di questo lavoro dei Frati Minori della Verna. Immergendoci nel contesto in cui nasce “Crucis Christi Mons Alvernae” e ci catapultiamo in Toscana e precisamente in provincia di Arezzo sul monte de La Verna, dove a poco più di 1200 metri d’altezza s.l.m. e in mezzo ad una natura incontaminata sorge uno dei più importanti luoghi della spiritualità legata a San Francesco D’Assisi. Qui, tra anfratti di rocce e fitti boschi, il Santo Patrono d’Italia si rifugiò negli ultimi anni della sua vita e visse fino a poco prima del suo “Transito”. Un luogo che ancora oggi parla della vita del Santo di Assisi, vissuta tra crisi personale e la malattia: luogo di sofferenza ma anche luogo di quell’incontro speciale e unico che Francesco ha avuto con Dio attraverso la Sacre Stimmate impresse. Senza entrare nel merito di un dibattito tra ragione e fede, che non avrà mai una fine, né un vinto né un vincitore, la spiritualità è un qualcosa di talmente intimo e personale che, come ogni convinzione e stile di vita, va rispettata e riconosciuta. Se non la si comprende si deve avere l’intelligenza e anche l’umiltà di accettarla così com’è, senza criticarla o sminuirla. In questo disco vengono fissati i momenti principali delle liturgie del Convento nei vari momenti della giornata e dell’anno. Il coro dei Frati introduce “Crucis Christi Mons Alvernae”, una rievocazione dell’evento dell’impressione delle Stimmate in San Francesco. Canto che accompagna ogni giorno l’ora nona (ore 15:00) e la processione che va dal Santuario alla Cappella delle Stimmate e, proseguendo nella celebrazione si esegue il “Caelorum”, meno di un minuto per cantare gioiosamente ciò che avvenne in Francesco. “Decus Morum” è il canto che accompagna le sere della novena del Santo e diventa canto solenne la sera del 3 Ottobre, mentre si celebra il “Transito” insieme a “O Sanctissima” e “Francisce Christi signifer”. Seguendo lo schema di solista e coro, la sezione cantata si chiude con “Salve, Sancte Pater”, in cui si saluta San Francesco invocando la Sua protezione. Ben poco c’è da dire sulle sezioni strumentali con l’organo a canna che fanno più che altro da collante tra un canto e l’altro. Nel complesso è un disco dal grande valore simbolico per ciò che tramanda da generazione in generazione e che, se vissuto con la fede e ascoltato con il cuore, è in grado di trasformarsi in un prezioso strumento di preghiera. (Angelo Torre)