STEPHAN MEIDELL  "Metrics"
   (2017 )

“Metrics” è il titolo scelto dall’artista norvegese Stephan Meidell per il suo secondo album solista, concepito come una sorta di viaggio attraverso l’incontro fra suoni barocchi ed elettronica in atmosfere davvero particolari, nelle quali l’autore suggerisce di immergersi distendendosi sul pavimento di una stanza buia. “Metrics” si compone di sette capitoli: si parte da “Baroque I” e si chiude con “Tauchgang”. L’opener parte lenta e soffusa e poi cresce grazie al lavoro del piano, coadiuvato nella seconda metà del pezzo da altri strumenti fra i quali l’Hardanger Fiddle, un violino norvegese. Anche “Baroque II” segue un lento crescendo dopo l’inizio scandito da beat elettronici, con un suono che va via via irrobustendosi ma conserva atmosfere dilatate e aperte, mentre diversi piani si sovrappongono e si fondono. La successiva “State” è divisa in tre parti, a differenza delle due di “Baroque”: i suoni si incupiscono nella prima, con ambientazioni quasi da cinematografia dell’orrore, mentre la seconda risulta più liquida e brilla nella fase centrale grazie all’incontro e alla giustapposizione di diversi strumenti che s’inseriscono all’interno di un unico flusso sonoro. Nel finale, “Biotop” è scandita ancora da beat elettronici e segue evoluzioni e lenti cambi di passo durante il suo lungo percorso e “Tauchgang”, dopo un’apertura in lande più luminose, si accartoccia su suoni percussivi fino alla fine. “Metrics” è un lavoro complesso, ma anche costruito e prodotto bene: di sicuro per pochi, ma gli amanti dell’elettronica sperimentale non faticheranno ad apprezzarlo. (Piergiuseppe Lippolis)