L.E.D.  "L'irriverente"
   (2017 )

Mi piace l’idea di fondo che sta alla base de “L’irriverente”, cinque tracce che segnano il debutto autoprodotto del trio pavese L.E.D. con la supervisione artistica di Fabio Capalbo e Francesco Capasso (Edda, Miura, Adam Carpet): concepire qualcosa di efficacemente off senza lasciarsi imbrigliare nelle maglie strutturali della forma-canzone, conservando intatta una libertà espressiva fatta di una paradossale urgenza ragionata. Se “9:30” richiama sia l’incedere che le tonalità incupite dei Clamidia, ma con accenti vocali molto prossimi a quelli di Manuel Agnelli, “Prima TV” vaga in molteplici direzioni sempre rinunciando a far correre la ritmica, che rimane trattenuta, incalzante, mai rilasciata. Inquieta e sospesa “Naoki”, impreziosita perfino da un inserto free di tromba; scopertamente debitrice di modelli blasonati “Curami”, che cede sin dal titolo a tentazioni ferrettiane conservando intatta un’aura suggestiva, sebbene enfaticamente calcata sia nel canto che nella metrica del testo. Rimane il tempo per la chiusura di “Tangenziale”, strumentale virato in coda su un’aria lontanamente country, bislacca ed inconclusa, degno contraltare ad un incipit ingannevole che ricalca reminiscenze simil-pinkfloydiane (sic!), degno suggello ad un lavoro ricco di spunti meritevoli di approfondimento. Se i L.E.D. riusciranno a disfarsi delle ombre lunghe che a tratti ne offuscano l’originalità, potrebbero rivelarsi in tutta la genialità sin qui solo suggerita: le premesse rimangono comunque allettanti, lo spessore non manca, il mood generale è oscuro quanto basta per affascinare, attrarre, invitare ad entrare in questo ennesimo piccolo mondo buio. (Manuel Maverna)