THE BIG BLUE HOUSE  "Do it"
   (2017 )

Il buon vecchio intramontabile blues è di casa nella grande casa blu dei Big Blue House. L'album "Do it" contiene 8 canzoni, tutte costruite attorno al classico giro armonico blues 1°-4°-1°-5°-4°-1°. Quindi qui si parla proprio di quello che state immaginando quando si parla di blues; il che contrasta con l'età verde dei componenti della band: il cantante e chitarrista, che dev'essere il più "anziano", è del 1988 (e nel momento in cui si scrive ora è il 2017). Provenienti da Siena, hanno vinto il Pistoia Blues Festival 2016, e a ragion veduta, a giudicare dall'interplay che si percepisce anche ascoltando le tracce in studio, che fa già pensare a una band coi capelli bianchi. Il basso è particolarmente apprezzabile nel terzo brano, "Now I can call your name", che è l'immancabile ballata in 6/8. Il brano d'apertura invece, la titletrack "Do it", è uno shuffle che sa di "Sweet home Chicago", ed è un incoraggiamento a prendersi la propria libertà: "Why don't you do what you want to do?". Divertente "He's a fucking bluesman", altro shuffle più lento, con lo stilema delle pause strumentali in strofa che lasciano la voce da sola. "Sweet thing bad thing" è il tipico racconto grezzo di innamoramento che sembra avvenire in un bar dove sono tutti uomini e brilli, e nella nube di fumo il più sgherro di tutti vede passare una stangona vestita di rosso e le fa: "You are the sweet thing bad thing, you drove me crazy". "I knew a story about" è un altro trascinante 6/8 in cui la voce viene compressa e il testo si fa più doloroso. Quasi sempre nei brani c'è una fase di assoli, di chitarra e di hammond, e sono densi di sentimento, espressi sempre dentro la pentatonica. "This is how I feel'', il brano di chiusura, è dove la chitarra in assolo si fa sentire maggiormente espressiva, l'ultimo 6/8 più blu, più malinconico degli altri brani. "I'm still here, I'm sittin' and cryin' baby, and you don't know the way I feel". Non riesce proprio a dimenticarla questa femme fatale! Non c'è altro da aggiungere: se amate Stevie Ray Vaughan, Buddy Guy, e cercate il classico blues elettrico tipico della tradizione, The Big Blue House ne è una valida rappresentante. Però di contro non aspettatevi innovazioni né sorprese. Esorto però questi bravi bluesmen ad uscire senza paura dal sicuro lido del giro armonico scolastico: anche "Layla" di Eric Slowhand Clapton non sfigura come blues, eppure ha un cambio di tonalità inusuale tra strofa e ritornello che rende il pezzo particolarmente interessante (soprattutto in versione acustica). Perciò, giocate! (Gilberto Ongaro)