SAWARA  "L'eccitante attesa"
   (2017 )

Fabio Agnesina, alias Sawara, propone un intenso e interessante disco che in nove tracce non lascia spazio a dubbi sulla sua notevole caratura. Intendiamoci bene… non è un lavoro di facile fruizione e rientra nel genere di quel Rock d’Autore che coinvolge un pubblico di nicchia perché si apre ad un’intimità e ad una profondità emotiva fuori dal comune. Voce, musica e testi fanno sì che “L’Eccitante Attesa” non si presti ad un banale e veloce ascolto ma si viva con una intensa sensibilità d’animo. “E’ Bello Anche Aspettarti” è la breve ma densa di pathos opening track: due minuti e mezzo per rendersi immediatamente conto di essere di fronte ad un genere cantautorale ruvido, grezzo e per questo genuino e senza fronzoli. “Ananda” è la seconda traccia che si snoda su una sobria struttura rock e dà spazio ad una voce che scandisce con lentezza ogni singola parola, quasi a voler far interiorizzare all’ascoltatore il pezzo secondo dopo secondo. “EA” e “Vedo Chiaro” sono probabilmente le tracce più intime e complesse di tutto il lavoro: “EA” suona quasi inquietante nella sua ritmica ben cadenzata di batteria e chitarre distorte, mentre la voce, dapprima sussurrata, cresce nella sua intensità e si erge fiera fino a cedere il posto ad una intensa parte strumentale, sulle cui macerie nel finale regna la quiete. “Vedo Chiaro” si apre con la voce e il piano ad occupare la scena quasi per un minuto e mezzo, mentre le chitarre entrano prepotentemente insieme al basso e alla batteria, ma si tratta di guizzi perché voce e piano continuano a dominare la scena per i cinque minuti e mezzo del brano. “Io Deludo” sembra un “J’Accuse”, traccia breve ma intensa, glaciale nella sua “amara consapevolezza” e nella sua “acida inevitabilità” in cui “non può esserci controllo, non può esserci equilibrio”. Suoni più duri e ritmi più incalzanti in “Corri Johnny”, mentre “Il Soffitto” proietta l’ascoltatore in un’atmosfera di psichedelica stasi, con la voce ammaliante tra chitarra distorta e batteria lenta ma inesorabile. L’ottava traccia, “Alba Ad Alba”, è l’ultima tra gli inediti del disco: ritmo più sostenuto, chitarre sporche come la voce, che snocciola frasi su frasi. Pezzo rude che non lascia nulla al caso e rappresenta il punto di arrivo di un lavoro pregno di atmosfere intimiste. “L’Eccitante Attesa” si chiude come si era aperta: “E’ Bello Anche Aspettarti (Mena Rethinked!)”, versione remix, più dilatata rispetto all’opening track ma non per questo meno intima e intensa. E’ un modo per chiudere il cerchio, per riportare tutto all’inizio di un lavoro che, seppur scarno ed essenziale musicalmente, scava nelle profondità dell’animo umano parlando dell’attesa, di quei desideri che attendono una soddisfazione, che solo il tempo, il caso fortuito, Dio o le nostre reali aspirazioni potranno un giorno realizzare. (Angelo Torre)