DEN HARROW  "Back from the future"
   (1999 )

La canzone più interpretata del mondo, quale è? “Imagine”, “Yesterday”, “New York New York”, diranno i miei piccoli lettori. No, piccini miei, la canzone più interpretata è “Mad desire”. Rewind. L’idea era buona, i produttori anche, e il tocco di Enrico Ruggeri a cilieginizzare la torta. Serviva qualcuno che cantasse. Trovarono un palestrato: bellino, ma con un difetto, non piccolo per chi vuole fare ‘sto mestiere. Non sapeva cantare. Nema problema: si chiamava Stefano, gli diedero un pre-nome d’arte (Manuel Carry) e poi un real-nome d’arte (Den Harrow), e un cast di voci a doppiarlo. Partì Chuck Rolando, si passò da Silver Pozzoli, terminando con Tom Hooker, che si lamentava di come le sue canzoni ed interpretazioni migliori venissero passate a questo ragazzotto, bravo a dimenarsi sul palco ma meno dotato di corde vocali. Naturalmente, ogni volta che si cambiava vocalist, il subentrato doveva ricantare tutto l’archivio storico, per cui ogni canzone cresceva di una interpretazione. Il gioco valse la candela, nessuno diceva beo, avanti il prossimo, gli lascio il posto mio, manco fossero terzini sinistri dell’Inter. Ma i tempi della italodance passarono, iniziarono quelli delle raccolte a prezzo economico, ognuna con altra voce. Fino a quando… …Fino a quando arrivò “Meteore”, il segreto di Pulcinella venne svelato al popolo, ma invece dei pomodori (citofonare Milli Vanilli) arrivarono applausi, nuovi contratti, e un nuovo album-raccolta, stavolta ufficiale, dove Stefano Zandri, alias Manuel Carry, alias Den Harrow, ri-ri-ri-ricantava (con sua voce, forse) il vecchio repertorio, con nuovi arrangiamenti techno 90’s che poco si confacevano ai gusti di chi aveva amato le vecchie “Bad boy” e “Catch the fox”, aggiungendo inutili inediti. La storia riparte da qui, con una partecipazione all’Isola dei Famosi dove tutti i vecchi italodancettari guarderanno Stefano/Manuel/Den impegnato tra granchi e cozze, chiedendosi “con che voce parlerà”? Ai poster l’ardua sentenza: al confronto, Mattia Pascal era un dilettante. Firmato Enrico Faggiano (o forse no, chi lo sa). (Enrico Faggiano)