NESSERIA  "Cette érosion de nous-mèmes"
   (2017 )

Lasciate ogni speranza voi che entrate. I Nesseria, provenienti da Orleans (Francia), con l'album "Cette érosion de nous-mèmes" (uscito il 6 ottobre per Deadlight Entertainment) si fanno portatori sani di disperazione. Il loro hardcore, a metà strada tra l'accezione punk e quella metal del termine, è costituito da un muro sonoro che non tiene conto quasi mai dei power chords. Le tonalità dei pezzi sono tutte marcatamente minori, a volte tutti gli accordi lo sono, anche se fuori scala (come in "Dans l'ombre et sans visage"), con esito apocalittico. "Les ruines" è il brano più emblematico, con un rallentamento dei battiti e dei riff che attraversano il doom e un'aria generale tragica. Le urla costanti della voce non sono intellegibili, ma traspare chiaramente dolore, sofferenza e senso del dramma, e in questa canzone in particolare sembra di assistere ad una scena di pietà, dopo un bombardamento di civili. Lascia perplessi invece la scelta sperimentale di accostare queste grida ad una chitarra acustica in "A l'usure", si scivola nel grottesco; ma è un'eccezione. "St. Petersburg" è un altro pezzo carico di tensione e catarsi da epilogo infelice; a metà brano, la chitarra viene lasciata sola ad eseguire accordi puliti e fortemente riverberati, per poi ritornare nell'agonia vocale ed armonica, e al doppio pedale di batteria. "Forteresse" è un velocissimo grindcore come il brano d'apertura "On prendra l'habitude". "La chasse des écureuils", tradotto in italiano "La caccia agli scoiattoli", evoca il controverso tema della legalizzazione di questo tipo di pratica, giustificato dal fatto che gli scoiattoli grigi, d'importazione americana, stanno facendo estinguere quelli rossi europei. E' facilmente intuibile la posizione della band, che su quest'aspetto rimanda alle tematiche affrontate dai Gojira. L'umanità è sempre più distante dalla natura, e le conseguenze nefaste sono sotto gli occhi di tutti. Chiude l'esplosivo album la titletrack, "Cette érosion de nous-mèmes", uno strumentale dall'andamento ridondante ed oppressivo, basato su una piccola cellula melodica di chitarra. Un percorso coerente ed abrasivo, che utilizza i tempi a volte più lenti non per spegnere le parti veloci hardcore, ma per far divampare meglio le fiamme. (Gilberto Ongaro)