PRINCE  "Parade"
   (1986 )

Il bellissimo "Around the world in a day" dell'85 sarebbe stato considerato un grossissimo successo di vendite per chiunque, ma non per il Principe: soprattutto perchè il succitato album era chiamato a bissare i fasti del precedente colosso assoluto "Purple rain". Così, a meno di un anno di distanza, il giovincello ci riprovò, rispolverando la vecchia formula "discopiùfilm", che in effetti era tornata in auge proprio grazie al ragazzo di Minneapolis. La pellicola stavolta si chiamava "Under the cherry moon" (inguardabile, in verità), l'album accompagnatorio invece "Parade", decisamente migliore. La forza di "Purple rain" era proprio quella di unire indissolubilmente immagini e note, la debolezza di "Under the cherry moon" fu invece il ritagliare su musiche fantastiche immagini inadatte e, soprattutto, clamorosamente slegate. Quindi dimentichiamoci del film e pensiamo solo al disco, che allietò le nostre serate uggiose dell'86 con un manipolo di ottimi pezzi, dalla celeberrima "Kiss" (poi rovinata da un insipido Tom Jones, che sta a Prince come mia moglie sta a Kim Basinger) alle meno celebri ma comunque ottime "Girls & Boys" e "Mountains". A proposito, oggi, a distanza di vent'anni, taluni critici musicali cercano di inventare uno pseudo movimento nu-jazz spingendoci dentro a forza la Norah Jones od il Michael Bublé di turno; oggi associarsi al nu-jazz, essere nu-jazz o dichiararsi aderenti a tale filone è estremamente trendy e fa vendere qualche copia in più. Prince anticipò tutto questo; se non ci credete provate a procurarvi (ma vi premetto che sarà opera decisamente ardua visto che fu pubblicata solo in versione maxi single) la long version di "Mountains", dieci minuti di delirio funk che improvvisamente vira verso il free jazz. Pura magia. E non è finita, ad aspettarvi in questo fantastico disco ci sono anche l'ottimo medley "Christopher Tracy's parade / New position / I wonder" e l'intrigante "Anotherloveronyohead". All'epoca il signor Nelson produceva invariabilmente un disco all'anno, e questa fretta nell'occupare il mercato talvolta poteva essere causa di eventi non perfettamente progettati, ma ascoltare oggi il pur onesto 'Musicology' ci porta ancora di più ad apprezzare lavori che vent'anni fa rimasero forse un tantino sottovalutati, come questo 'Parade', incastrato fra imprese di monumentale importanza nel percorso artistico di Prince come "Purple rain" e "Sign o' the times". (Andrea Rossi)