SOLARIS  "L'orizzonte degli eventi"
   (2017 )

Si chiama Solaris, come il romanzo di Lem e il successivo film di Tarkovskij, la band nata nel 2015 dall’idea di Alberto (voce e chitarra), Paride (chitarra), Lorenzo (basso e cori) e Alan (batteria): un gruppo tutto all’italiana, che canta in italiano e propone un mix di noise rock, stoner e alternative rock che affonda le sue radici in band come gli Helmet, i Failure, i Soundgarden e i Melvins nel panorama internazionale e i Fluxus, i Marnero e Magic Voice in quello nostrano. È appena uscito il loro primo EP, “L’orizzonte degli eventi”, composto da cinque brani e per cui si sono avvalsi della collaborazione di Andrea Fioravanti (membro dei Postvorta) per le chitarre di “Leviatano” e Nicola Ghetti per i cori di “Leviatano” e “Specchio”. L’orizzonte degli eventi, in fisica, è legato ai buchi neri e definito come una regione dello spazio-tempo oltre cui il fenomeno cessa di essere osservabile e che non rispetta le leggi fisiche della relatività. La materia all’interno è così densa da assorbire persino la luce: è un limite inconoscibile e insondabile. I Solaris riprendono questo concetto nel tentativo di un’introspezione che arrivi fino ai limiti della loro mente e delle loro percezioni (“muovo le mie palpebre in un fitto reticolo di punti di non ritorno, cercando di mettere a fuoco il confine”, in “Specchio”) e nel farlo riversano nelle cinque tracce tutto ciò che è stato il loro vissuto in questi due anni: esperienze personali, astrazioni, aspirazioni, relazioni, allo scopo di liberarsi dalle angosce e giungere a una nuova consapevolezza di sé. All’interno delle singole canzoni si alternano momenti melodici a ritmi più sostenuti (come in “Luna”), accanto a passaggi di atmosfere distorte che richiamano più da vicino il solco alternative rock/stoner in cui i quattro si inseriscono. In “Leviatano”, brano in cui questa tendenza è ancora più evidente, riesce a emergere il temperamento della band, capace di accompagnare alla ricerca strumentale parole e concetti di spessore. I testi, infatti, riescono a non (s)cadere nella banalità e a proporre associazioni interessanti, inusuali, non facendoci rimpiangere, ma anzi apprezzare, il fatto che la band canti in italiano. In sostanza, è evidente che i Solaris hanno messo tutto il loro vissuto e il loro impegno per realizzare un EP che dimostra una certa maturità di temi, rimanendo in una scia musicale già consolidata ma comunque personale e sentita come propria. Le premesse ci sono e l’esordio è valido: di sicuro sono una band da tenere sott’occhio e che può arrivare a sviluppi ancor più interessanti. (Bianca Bernazzi)