MAGNOLIA  "Con fuoco"
   (2018 )

Occhi aperti sul mondo e rock progressivo: così si potrebbe sintetizzare l'operato dei Magnolia, band romana che, dopo cinque anni dall'ultimo lavoro "La Zona d'Ombra", torna sulla scena presentando il nuovo album "Con fuoco", un'appassionata disamina della realtà, sostenuta da riff di chitarra e da costruzioni avvincenti, come nella titletrack d'apertura, uno strumentale dove la voce canta senza parole, giocando sui cromatismi. Un 7/8 ci porta in un ponte dove si sentono spari di mitraglia e una cronaca di guerra. Spessissimo le canzoni contengono inserti presi da notiziari, a volte servono ad introdurre gli argomenti (come in "Rivolta", dove si descrivono le proteste di Occupy Wall Street), a volte però diventano uno stilema non necessario, rischiano di far sembrare questi pezzi un semplice commento alle notizie, quando in realtà sono molto di più. Basta non prestarci troppa attenzione. "Rivolta" se la prende con le troppe inefficaci "rivoluzioni di carta", verso i padroni che "divorando il lavoro ingrassano soltanto i loro buchi neri". Il ritornello ha una melodia che si fa ricordare: "Ma questa voltaaa sarà rivoltaaa!". Da Wall Street si passa a Genova con "La città della notte", un j'accuse alla finanza, considerata "schiavismo globale", chiamata così sopra un rullante in marcia e cupi corni di tastiera. Il notiziario che apre la canzone è chiaramente sui fatti del G8. Una strofa è drammaticamente esplicita: "Ricordi chi eravamo e il niente che ora abbiamo? Zittiti poco a poco da chi dirige il gioco". L'interpretazione vocale è particolarmente intensa. La band però non si vuole limitare a esaminare l'attualità più stretta (sebbene stessimo parlando del 2001) e fa un salto indietro di più di tremila anni, con "Gea". Su un rock dritto la cantante si immedesima nella Terra: "Su queste mie rive nacque la filosofia, l'antica bellezza dell'arte classica (...) sono la culla della libertà, l'Alfa della civiltà, anima di un mondo sparito che rinasce dentro di te". Riscoprire le radici dell'umanità, la cultura greca, può reindirizzare la ricerca della nostra identità verso mete più verdi, un nuovo Rinascimento. Ma adesso torniamo ai nostri tempi, a latitudine australe, in Sud America, tra i desaparecidos, con "Syrma". L'elemento prog qui si fa sentire di più, con 4/4 che diventano 6/8, passaggi in shuffle, e oltre a cambiare il tempo, variano anche le intenzioni e i ritmi della band. Tra tutto questo materiale, spiccano gli incisi di tastiera in quarta eccedente di risposta a un riff tagliente di chitarra. Chitarra che con assolo dal tono eroico fa decollare "Stasi", brano che si chiama come i celebri servizi segreti della Germania Est. Ispirandosi al film "Le vite degli altri", la cantante sembra rispondere direttamente a una spia: "Puoi contare ogni passo, controllare cosa indosso, condannarmi per un niente, basta il marchio dissidente". "Terre di mezzo" invece è il brano più lungo (10 minuti), e partendo dall'esempio dell'eterno conflitto israelopalestinese, si riferisce in realtà alle tante terre di mezzo che esistono nel mondo: "Quante verità e quanti muri del pianto". Da sottolineare qui le tastiere, con suoni synth da Vangelis, che la canzone permette di apprezzare grazie a un ponte che li lascia soli con la voce. L'assolo finale di chitarra si avvale dell'harmonizer. In chiusura all'album ci sono tre canzoni diverse, unite dal concetto e dal titolo: "Luna del viandante #1: stanze", "Luna del viandante #2: distanze" e "Luna del viandante 3#: assenze". Partendo con il countdown di un missile della NASA, si esplora una casa d'infanzia, che non si vedeva da anni, e le stanze vuote si riempiono di malinconia, che porta ad un forte ritornello con cori. Il finale con carillon ci porta alla seconda parte, dove entra il sentimento nel suo significato più profondo di "legame": "La mia speranza sarà ovunque sei tu", dove quel "tu" è la fotografia di una persona distante. L'ultima parte inizia con un suono d'organo a canne, per compiere un viaggio al centro del mondo, dove le vie delle persone si incrociano: "Forse vorrai risalire dal fondo, ma penserai che niente e nessuno ti sta aspettando all'infuori di te". Sarebbe bello che progetti come questo ottenessero più spazi, perché sono il giusto fermento vitale per coinvolgere platee di persone in riflessioni valide, su musica altrettanto valida. Un combat-prog per difenderci! (Gilberto Ongaro)