SHIVER  "Settembre"
   (2018 )

Quarta uscita per gli Shiver l'Ep "Settembre", quattro nuovi pezzi carichi di sentimento e strumenti del folk americano. Il quartetto, già gruppo di supporto di Davide Van De Sfroos, e attivo anche autonomamente, prosegue la sua direzione basata su esperienze di vita, e onestà intellettuale nei testi. Chitarra acustica, banjo, mandolino, viola, contrabbasso e percussioni semplici come il cembalo accompagnano questi pensieri, cantati con una voce particolarmente incline alla sofferenza espressiva, coi suoi graffiati sforzati, specie nelle note più acute. "Medicine per il morale" è un'invettiva alla nostra società basata sull'esclusione, in particolare per una certa generazione arrivata sia troppo tardi che troppo presto: "Prima eri un frutto acerbo, ora marcio per il successo". Però sembra che ormai abbiamo accettato passivamente il nostro destino, e gli Shiver non ci stanno: "Mi son solo rotto il cazzo che parliamo male e nessuno muove un dito". D'altronde non è neanche del tutto colpa di chi sta fermo: "Hanno messo le inferriate alle finestre della fantasia". Come risposta arriva "Settembre", che propone un ritmo più dritto, affine al rock. Anche qui c'è rabbia e dolore, ma incanalate in una volontà d'azione: "Tolgo un freno alle idee (...) Collezionerò parole sulle mie ferite mute". Lo spirito però è sempre sincero, non è una dimostrazione d'eroismo, anzi emerge nuda una crisi di coscienza: "Sto annegando la mia mente perché io non valgo niente". Questi pensieri arrivano alle persone che, secondo alcuni grigi tipi rassegnati, "non vogliono crescere", quelli che pensano che crescere significhi mentire a sé stessi. La ricerca di difendere con le unghie e coi denti quella purezza d'intenti, porta a scrivere canzoni come "Storie di sospiri e di ginocchia sbucciate", una poetica riflessione sull'esistenza senza retorica, sopra un dolce pianoforte, soccorso principalmente dal mandolino e poi dagli altri strumenti. E arrivano immagini che appartengono a tutti: "Ginocchia sbucciate sull'asfalto dell'infanzia, quando non contava essere perfetti in tutto". Dall'età azzurra a quella della cartapecora: "Stretti in un abbraccio resteremo invecchiando insieme come foglie, sorridendo all'autunno della nostra vita". Per l'ultima canzone, "Oltre il tuo ritorno", si aggiunge anche un organetto nell'arrangiamento, portando alla pienezza del suono. Dove compare l'ansia, per sconfiggerla sciogliendola in acqua: "Stringo l'ansia con le mani nude in grembo, quando arrugginisco i giorni con il pianto (...) annegherà lo sai, dentro la corrente, quell'ansia che ti turba dentro ogni ricordo". Il ritornello viene cantato in coro, e tra arpeggi di banjo e un po' di ottimismo termina l'Ep. Per chi ama le emozioni genuine, ascoltare canzoni, bere vino e far casino. (Gilberto Ongaro)