ANTHONY HED  "Many faces"
   (2018 )

Ho sempre avuto un debole per la musica pop e folk e ascoltando “Many Faces”, il disco di esordio del cantautore italo-francese Anthony Hed, ho apprezzato con molto entusiasmo la delicata opera di fusione che è riuscito a creare tra i due generi musicali. Il disco è un breve viaggio introspettivo in cui, nei 6 brani che compongono l’EP, l’artista mette a nudo le sue emozioni ed i suoi pensieri più intimi. Anthony Hed, grazie alle calde “corde” della sua inseparabile chitarra acustica e, soprattutto, grazie alla voce suadente ed elegante, riesce a ricreare durante l’ascolto atmosfere delicate e malinconiche, ed allo stesso tempo nostalgiche e romantiche. Il viaggio introspettivo inizia con “China”, un delicato brano acustico, in cui la voce di Anthony Hed, accompagnata esclusivamente dall’onnipresente chitarra acustica, canta la sua visione sul futuro della nostra società, riuscendo a trasmettere musicalmente tutto il disagio e l’impotenza nel non riuscire a cambiare le cose. L’atmosfera intima prosegue e si sublima nei due brani successivi, “Monomia” e “So Many Faces”, episodi totalmente pervasi da sonorità e atmosfere malinconiche, che risentono dell’influenza dei Radiohead, gruppo a cui l’artista ha dichiarato di ispirarsi, spesso, durante il componimento delle sue opere. Due brani che ho molto apprezzato per la cura dei testi e per le profonde tematiche trattate, soprattutto nella title track “So Many Faces”, in cui l’artista italo-francese narra della sua esperienza con la depressione, e a tal proposito mi ha colpito il messaggio positivo che è riuscito a trasmettere: è infatti un pensiero che ricorre spesso anche in me, ovvero che attraverso la sofferenza si riesce a parlare con la nostra anima e a scoprire molto di noi stessi. Procedendo nell’ascolto, mi rendo conto che la voce di Anthony Hed è come un loop, delicato ed incessante, come incessanti sono le emozioni tumultuose che trasmette nell’eterea “Wish you all”, dove gli arpeggi folk si mischiano armonicamente all’elettronica, creando un paesaggio astratto in cui perdersi, e dai cui si viene immediatamente “salvati” da “Unsubstantial Love”, il brano più pop e grintoso dell’intero Ep. L’atmosfera torna rapidamente su sonorità semiacustiche nel pezzo di chiusura, “Is not the fear”, dove dall’iniziale struggente ballata folk a due voci si sfuma, lentamente e con gradevole equilibrio, verso un finale dai toni decisamente pop-rock, come a voler dire che la solitudine e la nostalgia possono convivere con il sogno e il coraggio. “Many Faces” è un album di esordio, ma che denota una grandissima maturità artistica e personale: è un EP fatto di poesia che sussurra testi profondi e tematiche, talvolta, pesanti e gelide, ma che grazie all’elegante senso compositivo, all’avvolgente chitarra acustica ed alla voce dolce e carezzevole di Anthony Hed ti scaldano il cuore e ti accarezzano l’anima fin dal primo ascolto. (Peppe Saverino)