THEMBI SODDELL  "Love songs"
   (2018 )

L’artista australiana Thembi Soddell dà alle stampe l’ottimo ''Love Songs'' (per la Room40 Records), un progetto che sta a metà tra avanguardia e musica concreta, con parentesi industrial, ambient ed elettroniche emozionanti e appassionanti, tra luce e oscurità, pace e guerra.

L’album, composto da cinque tracce medio-lunghe, dai cinque ai dieci minuti ciascuna, crea panorami sonori affascinanti e misteriosi, che già emergono nella straordinaria “Object (Im)Permanence”, apertura colossale e stranissima, composta da lunghi momenti sussurrati e leggeri e lontane esplosioni minimaliste a metà tra lo sperimentatore Bernhard Gunther e il prolifico e versatile Charlemagne Palestine. Il titolo del disco, come ha ribadito più volte l’artista, è quasi ironico, un “dark humour”, poiché man mano che il lavoro stava procedendo la Soddell meditava sempre di più sugli abusi che si compiono nelle relazioni lunghe e (apparentemente) felici, spesso legati a malattie mentali.

Emozioni estreme e profonde caratterizzano, dunque, il brano d’apertura come tutta l’opera. Anche “Erasure”, seconda traccia, mescola passaggi lenti e appena sussurrati ed esplosioni aggressive, disturbanti e paurose. Si arriva quindi a “Repetition Compulsion”, quasi sette minuti di minimalismo puro e crudo dove a momenti di quasi-silenzio si alternano echi industrial taglienti e spaventosi. “Who Is to Blame”, che conduce verso la fine dell’opera, rappresenta il momento più grottesco del progetto, dove industrial ed elettronica sperimentale e avanguardistica si incrociano, si rincorrono e lottano tra loro: rumori strani conducono il brano nel territorio dell’ambient, atmosfera che caratterizza anche “Epilogue”, che prosegue su quella falsariga, aumentando però le distorsioni e le cacofonie e producendo nell’ascoltatore uno strano mix di sicurezza e inquietudine. In definitiva, ''Love Songs'' è un grande disco, un progetto ambizioso e rischioso che Thembi Soddell non fallisce. (Samuele Conficoni)