SCIENCE OF DISORDER  "Private hell"
   (2018 )

Stéphane Grand è attivo sulla scena metal svizzera sin dal 1989, nei Soulless. Il 2010 vide l'uscita del primo lavoro sotto il nome del suo nuovo progetto, Science of Disorder, ed ora nel 2018 esce "Private Hell", dove si notano le influenze trash e death vecchia scuola (come si sente in "Sickness"), anche se non mancano certi stimoli più recenti, come il groove metal in "Patient 18" e ancor di più in "Mine", che rimanda ai Times of Grace, coi quali i Science of Disorder hanno condiviso il palco. Inoltre è presente un certo senso tragico e dark, affine più al doom, dimostrato dalle progressioni armoniche, che spesso presentano diminuiti ("Lava girl"). "Light bearer" è uno dei pezzi più convincenti, fra il lotto di dieci canzoni proposte nell'album, e termina con parole drammatiche: "All the tears you spent invain". In più episodi però si vira nella velocità da death che richiama grandi wall of death, come in "Kingdom comes", "Half a life" e soprattutto "Choke". La voce di Jérôme Thomas è versatile e si adatta alle diverse situazioni dei pezzi, alternando pulito, graffiato e growl. La titletrack, ultima canzone ma non ultima traccia dell'album, è uno strumentale che evidenzia nuovamente la predilezione per il tetro. La traccia di chiusura è "Carrions", la stessa di apertura, qui però riarrangiata a pianoforte e chitarra acustica. Se all'inizio la voce è ovviamente urlata, qui tesse una melodia baritonale, a riprova della duttilità vocale di Thomas. Se già nella versione normale si avvertiva questa profonda tristezza psicologica, ora qui è accentuata dall'interpretazione teatrale: "I feel nothing, I feel numb". Critiche estere definiscono alcune scelte un po' cheesy, e non sono del tutto da biasimare: talvolta, certi incisi melodici di chitarra (specie in "Lava girl") scadono nei cliché da babau, da satanista con l'ascia nei boschi... Roba da Cradle of Filth, un po' fuori luogo. Tuttavia, la drammatica voce è ciò che salva il progetto, rendendolo credibile, forte di un'interpretazione più autentica. (Gilberto Ongaro)