BEN CHATWIN  "Staccato signals"
   (2018 )

A due anni di distanza dal suo ultimo lavoro solista, il musicista e producer inglese Ben Chatwin è tornato con “Staccato Signals” (appena uscito per la Village Green Recordings), ottavo lavoro solista della sua carriera, il terzo pubblicato col suo nome di battesimo, dopo i primi cinque firmati Talvihorros. Ben Chatwin, questa volta, ha alzato l’asticella e ha lavorato ad un sound più complesso, sospeso fra ambientazioni cinematografiche ed un senso di epicità alimentata dal sapiente intreccio fra suoni classici (come quelli del corno tenore, della viola, del violino e del violoncello) e un letto di elettronica. Ogni strumento è facilmente distinguibile e contribuisce alla creazione di un suono denso, dalle atmosfere avvolgenti, che accarezza e seduce, pur inserendosi in un clima freddo e post-industriale. A “Drivers In The Water” spetta il compito di inaugurare un album che decolla con l’inquietudine di “Silver Pit”, che ipnotizza con “Helix”, e che culla con il lento climax di “Fossils”. “Knots” è, invece, il passaggio meno lineare di tutti, cinque minuti ansiogeni corrispondenti allo spannung del disco. Il livello resta altissimo con la delicatezza di “Substrates” e l’inflessibile solennità di “Claws”. Ma la magnificenza e la pulizia di un sound dal respiro orchestrale restano vive e forti anche con “Hound Point” e “Bow Shock”, per poi raggiungere la vetta con la conclusiva “Black Castle”. Le scelte stilistiche di Ben Chatwin hanno pagato e il disco brilla per tutti i suoi trentasette minuti di durata: “Staccato Signals” è, probabilmente, il momento migliore della carriera di Ben Chatwin. (Piergiuseppe Lippolis)