WAKO  "Urolige sinn"
   (2018 )

Il terzo album del gruppo norvegese Wako, “Urolige Sinn”, è stato registrato dal vivo nel leggendario studio di registrazione Athletic Sound. È un album solido, pieno di brani ispirati e appassionanti, fatto di suoni essenziali, composizioni semplici e atmosfere di ampio respiro, e forniscono nuova linfa al filone new wave del jazz nordico di cui la band fa parte.

Il disco si apre con la rilassata “Jernvilje”, che, insieme alla successiva “Skavlet Fore”, crea un’atmosfera distesa, meditativa, chill-out, ma non senza passaggi sperimentali aggressivi e appassionanti, che chiedono molto all’ascoltatore; si passa poi a “Skumring Og Det Som Horer Til”, quadretto impressionista delicato e romantico, e a “Den Endelose Planen”, dove i fiati diventano gli assoluti protagonisti. “Du Grater Aldri” emana nostalgia e malinconia, caratterizzata da un’esecuzione minimale di pianoforte e da percussioni soffuse; “Elisabeths Vise” è una cavalcata epica tra acid e avanguardia, scandita da momenti più tranquilli e fasi maggiormente concitate. Echi dei grandi maestri, da Dave Brubeck a John Coltrane, da Miles Davis a Ornette Coleman, sono presenti ed evidenti. “Revelje” ha un andamento zorniano, con le sue fughe di sax improvvise e ansiose, e rappresenta un nuovo capitolo in questa storia.

Le atmosfere cambiano, le sonorità evolvono. “Snart Blir Jer Fag” è un interludio sognante e speranzoso, seguito da una ruvida e fatata “En Liten Halvtime Senere”, che sembra ambientata in un bosco fatato della Scandinavia. Della medesima stoffa è “Skogens Uklare Omriss”, immersa in un’atmosfera da fiaba. A essa segue “Svovelpredikant”, un’ulteriore parentesi sperimentale, forte e decisa e di difficile decifrazione, che trova la sua naturale prosecuzione in “De Som Viste Oss Rundt”, un brano quasi ambient. Chiude l’album “Langt, Langt Der Nede”, che si riallaccia ai primi brani e riprende quel filone new wave e malinconico che tanto è stato esplorato all’interno del disco. L’album finisce, sì, ma i Wako continuano nella loro ricerca artistica, mai sazi e mai prevedibili. (Samuele Conficoni)