BILL THOMPSON  "Mouthful of silence"
   (2018 )

Recensire il nuovo album di Bill Thompson non è stato di certo semplice, e non lo è nemmeno l’approccio alla sua musica, qualcosa di totalmente inedito che esula le competenze tecniche di un qualsiasi giornalista musicale under 30, probabilmente. L’album intitolato “Mouthful of Silence”, appena uscito per la Burning Harpsichord Records, è composto da due tracce molto lunghe, di oltre mezz’ora, dove suoni a volte ferrosi ed a volte quasi inesistenti si intrecciano tra di loro in un enorme crescendo, che vibra nell’etere a più non posso. Le due tracce rispecchiano gli intenti dell’artista, ovvero il creare un qualcosa di inedito che possa trascendere dal concetto stesso di musica intesa come puro schema predefinito. Bill Thompson va oltre questo, e ricerca un costante suono, puro, delineato e frammentato allo stesso momento, che viene ricomposto dall’ascoltatore e dalla sua percezione di musica elastica. “Stillness” e “Solitude” si intrecciano tra di loro rappresentando due facce diverse della stessa medaglia, un continuo ronzio nella testa che non riesce ad andare via, immergendoti nelle acque più profonde del sentire e dell’abbandono, in cui, dolcemente, si può annegare per ritrovarsi ancora una volta vivi più che mai. L’ascolto di un’artista del genere è quasi obbligatorio ed il motivo è più che semplice: spesso con determinati suoni si riesce a dire molto di più di ciò che si riesce a dire con le parole, ed è questo il caso di “Mouthful of Silence”, un disco segreto, silenzioso, rumoroso, cupo e lucente. Un’eterna contraddizione che rende il tutto affascinante e tenebroso. Un lavoro affascinante. (Domenico Carbonaro)